REGIONALE. “Purtroppo, ad oggi, nonostante l’invio del Gruppo Operativo Mobile del Corpo e le numerose denunce del SAPPE, non abbiamo assistito a nessun cambiamento concreto presso la Casa Circondariale di Avellino, dove da tempo la situazione è al limite. L’ultima “perla” è quella avvenuta nella giornata del 28 dicembre, allorquando due detenuti di origine italiana (padre e figlio) sono riusciti ad arrivare, autonomamente, dal Reparto detentivo di appartenenza al locale adibito ai colloqui dove, per motivi ancora sconosciuti, hanno aggredito con pugni in faccia il personale di Polizia Penitenziaria”.
A dare la notizia è Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Il SAPPE, già da tempo, denuncia la completa illegalità presente nel carcere irpino, dove i detenuti sono tutti aperti e circolano liberamente ed il personale di Polizia Penitenziaria è oramai stanco e sfiduciato. Il primo Sindacato del Corpo, che rappresento in regione Campania, ha informato sulla questione tutti i vertici dell’Amministrazione ma non sono mai stati adottati provvedimenti seri e risolutivi, per cui si continua nell’assurda situazione in cui i detenuti fanno quello che vogliono”. Guacci evidenzia infine che “anche la speranza riposta nell’invio temporaneo ad Avellino di personale Gruppo Operativo Mobile del Corpo è stata delusa ed i poliziotti si trovano costretti a lavorare ancora in condizioni di estrema insicurezza, in quanto i pochi agenti arrivati a supporto dell’esiguo personale non è sufficiente a “governare” la popolazione detenuta”.
“La situazione penitenziaria del distretto penitenziario campano è sempre più critica” – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Va bene l’intendimento del Governo orientato a non avere alcuna indulgenza verso chi aggredisce i nostri poliziotti e va quindi nella giusta direzione il nuovo Decreto Sicurezza del Governo, là dove prevede proprio un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale di Polizia Penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere. Ma servono con urgenza fatti concreti”.