AVERSA. «Sono ormai diversi anni che abbiamo intrapreso con le Associazioni vittime della strada un percorso per aiutare i familiari delle vittime, sensibilizzare Enti e Istituzioni alla sicurezza stradale, sostenere psicologicamente chi ha perso congiunti sull’asfalto. Ma il nostro impegno va oltre, visto che siamo presenti nei Tribunali a fianco delle famiglie delle vittime per cercare una verità che quasi mai viene a galla». Così Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv,
«Negli ultimi tempi, il nostro lavoro è diventato più costante e incisivo, abbiamo deciso di intraprendere una nuova strada per divulgare il nostro operato, affidandoci ai social, inviando comunicati ai media per informare sulle attività che portiamo avanti», continua Ciaramella. «Abbiamo deciso, circa un anno e mezzo fa, di raccontare i drammi delle famiglie delle vittime della strada, le criticità del territorio, lo svolgimento dei processi nelle trasmissioni che vanno in onda sui nostri canali. Trattiamo le storie di chi non riesce ad ottenere giustizia, infatti, la vittima ha sempre torto. Siamo delusi dalle Istituzioni, di contro ci soddisfa il lavoro svolto dai nostri consulenti».
«Ora abbiamo un altro progetto», spiegano anche Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv e Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv, «pubblicheremo un libro che raccoglie sette storie di omicidi stradali, dove le stesse famiglie raccontano la loro vicenda, le sentenze, e dove i legali di ciascuno hanno messo a disposizione tutta la documentazione. Sono storie di ordinaria ingiustizia. Vogliamo sensibilizzare tutti sul problema delle “strade assassine”, perché ogni giorno ci sono morti sulle strade».
Le Associazioni lanciano messaggi per la sicurezza stradale e intendono coinvolgere le Istituzioni affinché sia rispettato il Codice della Strada.
«Abbiamo inviato lettere agli Enti, alle Istituzioni, al Papa, chiedendo di far rispettare il Codice», ribadisce Ciaramella. «Se riusciamo a salvare una sola vita saremo soddisfatti, se si organizzeranno campagne di sicurezza stradale saremo grati a tutti. Non molleremo mai perché dobbiamo evitare che si verifichino altre tragedie come quella che ha colpito la mia famiglia 15 anni or sono, quando mio figlio Luigi ha perso la vita sulla strada. Aveva solo 19 anni. Da allora, insieme a mia moglie viviamo nell’ergastolo del dolore, affrontiamo udienze e sopportiamo comportamenti equivoci. Nell’ultima udienza, il nostro avvocato Davide Tirozzi è stato molto combattivo e professionale, così come i nostri consulenti tecnici, l’architetto Giuseppe Giampietro e l’ingegnere Alessandro Lima. Senza di loro non sarebbero stati valutati tanti documenti e prove. I professori universitari designati dal Tribunale come consulenti, se si fossero impegnati un po’ di più, si sarebbero accorti che la battaglia la stiamo portando avanti con dolore. Inoltre, bastava analizzare bene la documentazione, non hanno voluto cercare la verità, ma solo proteggere gli Enti che sono coinvolti. Purtroppo, c’è sempre un grande accanimento verso le vittime della strada. Invitiamo, pertanto, tutte le persone che ne hanno bisogno a contattarci per essere aiutate e sostenute nel dolore».