CAPUA. Si risolve in un maxi flop l’inchiesta sugli intrecci tra appalti, politica e clan a Capua. Il gup Fabrizio Provvisier mandato assolti tutti gli imputati, ad eccezione di quello che pensava di prendere meno, essendosi pentito.
Ma andiamo con ordine. Nel corso della requisitoria il pm aveva invocato 4 anni ciascuno per l’ex sindaco Carmine Antropoli, per l’ex assessore Marco Ricci e il collaboratore di giustizia ed imprenditore Francesco Zagaria detto “Ciccio ‘e Brezza”; 6 anni per gli imprenditori di Casal di Principe Francesco e Giuseppe Verazzo; 3 anni per il dirigente del Comune di Capua Francesco Greco e 1 anno per Luca Diana. Chiesta, invece, l’assoluzione dell’ex assessore Guido Taglialatela.
Oggi alla lettura della sentenza il colpo di scena: tutti assolti tranne Francesco Zagaria, l’imprenditore che becca 4 anni di reclusione. Si affloscia clamorosamente l’inchiesta che aveva coinvolto, oltre all’ex primo cittadino, anche due pezzi grossi della sua amministrazione.
In una udienza proprio Zagaria raccontò di aver cominciato ad intrattenere rapporti con i politici capuani fin dal 2006 quando un suo amico lo mise in contatto con Ricci. L’imprenditore si era già trasferito da tempo a Capua (“Era una questione di principio prendere gli appalti lì”), ma essendo originario di Casapesenna continuava a millantare la parentela col boss Michele Zagaria.
Proprio dopo la cattura dell’ex primula rossa “Ciccio ‘e Brezza” cominciò ad avere un ruolo sempre più centrale nelle vicende del clan. E poi i voti, i lavori, i rapporti personali. Molto, se non tutto, messo nero su bianco nel manoscritto che potrebbe essere la chiave di volta del processo su politica e camorra.