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Geometra ucciso per errore, processo bis per tre ras dei Belforte

Marcianise. Ci sarà un secondo verdetto per il processo relativo all’assassinio del geometra Vittorio Rega. E’ stata fissata infatti per metà giugno la prima udienza davanti alla Corte di Assise di Napoli di Napoli per tre affiliati del clan Belforte condannati per l’efferato delitto di Rega, assassinato perchè aveva l’auto uguale a quella dell’obiettivo del commando. A 22 anni da quel terribile delitto arriva il primo pronunciamento del tribunale.

Al termine del processo, svoltosi con rito abbreviato, lo scorso novembre il gip Piccirillo condannò per l’omicidio del geometra Vittorio Rega tre esponenti di spicco dei Belforte: inflitti 30 anni a Pasquale Cirillo, 20 ciascuno per Antonio Bruno e Salvatore Belforte. Questi ultimi due confessarono il delitto. La difesa ha presentato comunque appello contro quella sentenza.

 

La ricostruzione

 

Rega venne ucciso nelle campagne di Maddaloni il 30 luglio 1996 per un errore di persona. Le indagini, sviluppate dalla Squadra Mobile casertana, hanno confermato la matrice camorristica dell’agguato, considerato un atto criminale tra i più efferati di quegli anni e che, scosse l’opinione pubblica.

Vittorio Rega fu ucciso perché guidava una macchina identica a quella del vero obiettivo del raid, Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo che, appena due mesi dopo l’omicidio di Vittorio, fu rinvenuto carbonizzato nelle campagne di Caivano, all’interno di un’auto. La mattina del 30 luglio 1996 la Polizia intervenne in località Fontana Olmo Cupo per segnalazione di un uomo ferito. Gli agenti trovarono un’auto con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume.