Nell’ambito della maxi inchiesta della DDA che si è avvalsa dell’operato della Guardia di Finanza di Marcianise, come è ben noto oramai non c’è solo la parte riguardante il cimitero di Santa Maria a Vico e l’usura ma anche altre cose interessanti che sono state mano mano scoperte.
Sono tantissimi i risvolti interessanti e che riguardano una porzione ampia del territorio che parte da Santa Maria a Vico e arriva fino al ponte di ferro, nel caudium, il confine che delimita l’influenza del clan Massaro, da quello dei Pagnozzi, questa è storia nota.
Sotto la lente delle fiamme gialle sono finite alcune gare d’appalto bandite dalle amministrazioni comunali e anche affidamenti diretti di lavori.
In particolare viene monitorato con grande precisione un summit tra 3 amministratori comunali nel quale si assegnano degli appalti pubblici come se fossero noccioline. Per la serie: Tizio fa la palestra della scuola, Sempronio fa la fognatura e la rete idrica la fa Caio. Poi si fanno pure scappare pure che un imprenditore, chiamiamolo Tiberio, non può lavorare perché in campagna elettorale non li ha appoggiati.
Ci sono elementi probatori davvero evidenti che potrebbero essere forieri di nuovi sviluppi. E in questa melma si insinuava come un’anguilla il ras Domenico Nuzzo, alias Mimmariello, che era talmente insistente che ci fu pure uno sfogo da parte di un amministratore (leggi qui).
Per questo restiamo dell’idea che quando qualche vecchio quotidiano di Terra di Lavoro scriveva a sei colonne che gli uffici tecnici dei comuni dovevano essere chiusi e sottoposti a provvedimenti, non andava lontano dalla verità.