Casal di Principe. “Due tute del Napoli”. Una richiesta banale, all’apparenza un regalo per un tifoso doc. Ma se quella richiesta viene fatta da quello che viene ritenuto il capo indiscusso della più longeva dinastia del clan dei Casalesi assume ben altro significato.
Ad avanzare quella proposta è Francesco Schiavone. Il boss ribattezzato Sandokan fa questa richiesta alla figlia nel corso di un colloquio in carcere rimasto finora sconosciuto e portato alla luce soltanto dall’ultima inchiesta sulle infiltrazioni dei clan negli appalti ferroviari. Un’inchiesta sulla quale torna ora Il Mattino puntando proprio su quel dialogo del marzo 2016, contenuto all’interno dell’ordinanza, tra il boss detenuto ormai da 21 anni e sua figlia.
Non è un caso. Sandokan, parlando delle tute del Napoli, infatti, fa riferimento ad un “zio Nicola” al quale in passato “ha arato i campi”. Per gli inquirenti il riferimento è a Nicola Schiavone, padrino di battesimo del primogenito del capoclan e suo omonimo, e coinvolto nell’inchiesta. “Devi dire – spiega Schiavone senior alla figlia con gesti eloquenti – papà vuole due di… (e mima il tre) perché tu sei mio zio e devi aiutarmi”.
Qualora non fosse chiaro il boss rincara la dose con la richiesta delle tute del Napoli, un linguaggio in codice dietro cui si celerebbe altro. “che si interessasse ogni mese perché mio padre è stato per te non come uno zio ma come un fratello. E se sta là dentro è pure per te”. Queste le parole che il capoclan avrebbe voluto fare arrivare a Nicola Schiavone ma che giungono prima alle cimici dei carabinieri e poi alle orecchie della Dda che le trasformerà in una maxi inchiesta