Casapesenna. La disponibilità del fondatore del locale, la crisi, poi il boom. E come filo conduttore la zona grigia dove gli inquirenti hanno cercato e trovato rapporti stretti tra la famiglia di pasticcieri Santoro e quella del boss Michele Zagaria. Ad Antonio Santoro, padre di Giuseppe, il pentito Massimiliano Caterino attribuisce una frase proferita quando il clan, diversi anni fa, bussò alle porte della pasticceria per chiedere il cambio degli assegni.
“Per me non ci sono problemi. Per Michele Zagaria qualunque cosa” avrebbe detto, secondo il collaboratore, il titolare della pasticceria. “Dopo qualche giorno ritirai dalle mani di Antonio Santoro il contante degli assegni che avevo consegnato e quini avemmo conferma che Santoro aveva deciso di sostenere Michele Zagaria”.
Un legame che sarebbe poi proseguito col figlio Giuseppe, destinatario dell’ordinanza notificata due settimane dalla polizia insieme a un maxi sequestro. “La storica pasticceria aveva cominciato a vendere dolci a basso costo: torte e paste a 5 euro – ricorda Caterino – Questo avvenne tra il 2008 e il 2009. Alla mia scarcerazione seppi che la pasticceria non solo si era ripresa economicamente ma si era estesa con l’apertura di nuova pasticceria che venne chiamata “Butterfly” in via Isola a Casapesenna.”
“Non so se la ripresa sia stato frutto dell’aiuto economico di Michele Zagaria, ma so che Antonio e Carmine Zagaria commentavano la ripresa economica come una cosa bella e mi dicevano che Giuseppe Santoro era divenuto il riferimento delle pasticcerie e continuava a essere un nostro amico nel senso che potevamo chiedergli qualunque cosa.” ha concluso Caterino.
Da sinistra Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana