Casal di Principe. E’ ripartita da Bruxelles la battaglia degli allevatori bufalini casertani, con il convegno “Salvare il Patrimonio Bufalino Mediterraneo: una questione europea” organizzato dall’europarlamentare del Gruppo Greens/Efa Piernicola Pedicini. E’ presente nella capitale belga una delegazione di 50 allevatori, con il sindaco di Casal di Principe Renato Natale, che da parecchi mesi protestano contro gli abbattimenti “indiscriminati” di 140mila bufale in dieci anni disposti dalla Regione Campania nell’ambito dei piani di eradicazione della brucellosi e Tbc bufaline.
Delle bufale abbattute solo l’1,4% è risultato realmente malato in seguito ad analisi post mortem, un dato che ha acceso tra fine 2021 e inizio 2022 la protesta degli allevatori delle bufale da cui si ricava il latte per la mozzarella Dop, che hanno poi chiesto alla Regione di ritirare il piano di eradicazione approvato nel successivo mese di marzo. Gli allevatori hanno più volte manifestato con i trattori a Caserta e nelle strade dell’hinterland, persino sull’autostrada del Sole, hanno protestato a Napoli, incontrato politici, fatto scioperi della fame, ma la situazione non si è mai risolta. Di recente gli allevatori hanno denunciato che altri 10.000 capi potrebbero essere macellati nelle prossime settimane “pur essendo certamente sani e negativi ai test contro la BRC e la TB”.
Presente anche Carlos Martin Ovilo, Direzione Generale Agricoltura e Laszlo Kuster, dell’Unità di salute degli animali Direzione Generale Sanità della Commissione Ue. Dall’organismo europeo è emerso che la Commissione non ha poteri di intervento sulle autorità nazionali e che il numero di bufale e la produzione di latte e mozzarella Dop è aumentata.
L’intervento di Natale
Il sindaco di Casal di Principe Renato Natale si è detto “molto preoccupato perche la Commissione Europea dice che è aumentato il numero di bufale e la produzione di latte e di mozzarella, mentre nel Casertano stiamo perdendo aziende e animali. C’è il sospetto di una trasferimento di produzione della mozzarella di bufala campana in altri posti, della Campania e forse altrove, un tentativo di ridurre la produzione casertana, dove la mozzarella di bufala è nata, e farla diventare di produzione industriale e intensiva, disattendendo la sua natura profondamente artigianale. Dobbiamo difendere un’identità che è casertana e di Casal di Principe”.
Per Vincenzo Caporale, consulente dell’Osservatorio Bufala Mediterranea del Centro di Documentazione per la Sovranità Alimentare e l’Agroecologia, “”Il problema va affrontato cominciando ad applicare non solo alla lettera, ma anche nella sostanza le direttive europee e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animali.
La Regione Campania ha invece operato con misure aggiuntive e distorsive dei regolamenti europei. Va innanzitutto riconosciuta in capo agli allevatori la responsabilità della salute dei loro animali e della tracciabilità del latte, introducendo un regime di autocontrollo secondo il quale le responsabilità sono degli operatori. Alle autorità spetta solo il compito di vigilare perché sia rispettato il dettato dell’Unione Europea. I piani devono essere dedicati esclusivamente alla prevenzione, che spetta ai servizi veterinari. E solo nel caso in cui la prevenzione fallisse, si potrà intervenire con l’abbattimento degli animali infetti”.
La rabbia degli allevatori
Per l’allevatore Adriano Noviello, “l’approccio della Regione è stato completamente sbagliato. Contiamo 30 anni di malattie infettive come brucellosi e tbc nelle nostre province, e il problema non si risolve”. Gianni Fabbris, portavoce degli allevatori, sottolinea che “il piano di eradicazione della Regione Campania ha riportato la brucellosi quasi al 18%. Dunque, siamo di fronte al fallimento dell’obiettivo di risolvere il problema in provincia di Caserta. Va precisato che noi non siamo contro gli abbattimenti, ma siamo del parere che bisogna abbattere solo gli animali realmente ammalati“.
Sebastiano Lombardo, allevatore siciliano, denuncia che “Governo e Regioni hanno disatteso i regolamenti comunitari in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, sterminando interi allevamenti senza la conferma del sospetto di positività dei capi, come prescrivono le norme comunitarie. Se la commissione emana questi regolamenti deve anche vigilare affinchè vengano attuali a livello locale”.