Marcianise. Agli archivi passò come una debacle per la Ferrari. Primo Coulthard, secondo Alesi, terzo Frentzen. Schumacher sesto, Irvine ottavo. Una sconfitta bruciante in un Mondiale che verrà poi deciso a Jerez a favore di Villeneuve. Nulla in confronto però a quello che sarebbe potuto accadere a Monza in quel settembre 1997 se i Belforte avessero dato seguito al loro folle piano di morte nei confronti dei rivali del clan Perreca.
Uno scenario raccontato dal pentito Bruno Buttone in un passaggio contenuto anche nell’ultima ordinanza notificata la scorsa settimana, pur non avendo mai avuto un effettivo seguito giudiziario per mancanza di riscontri. Parole che suonano comunque sinistre perchè avrebbero proiettato il sangue della faida che insanguinava Marcianise e dintorni su scala planetaria.
“Io, Gennaro Buonanno, Pasquale Cirillo, Luigi Salvatore, Domenico Belforte e Francesco Zarrillo abbiamo partecipato ad una tentata strage avvenuta nel 1997 a Milano, fuori dall’autodromo di Monza – ha raccontato Buttone – Il nostro obiettivi erano i due fratelli Perreca, Giovanni ed Antimo, nonchè Antimino Mastroianni detto Calone. La strage però fallì: Giovanni Perreca, infatti, non era presente in quanto detenuto; insieme al fratello Antimino Perreca, vi erano i due fratelli Mastroianni. L’agguato non andò a buon fine in quanto per la confusione che vi era fuori all’autodromo non riuscimmo ad individuare gli obiettivi.”