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Traffico di droga, arrestato capo dell’associazione arbitri: è un ex ufficiale del Casertano

CALVI RISORTA. Tra gli arrestati nella maxi inchiesta della Gdf e della Dda di Milano, che ha portato a 42 misure cautelari e ha smantellato un traffico di droga tra Spagna e Italia, c’è anche, a quanto si è saputo, un ex ufficiale dell’esercito, Rosario D’Onofrio, originario di Calvi Risorta.

L’ex militare, secondo le indagini, anche nei periodi di lockdown in piena pandemia Covid avrebbe indossato una mimetica per poter muoversi più liberamente e si sarebbe occupato del trasferimento di carichi di stupefacenti. Tra gli arrestati anche il narcotrafficante Giovanni Neviera, ritenuto affiliato ad un clan mafioso barese, gli Abbaticchio, e già condannato per associazione mafiosa e traffico di droga.

Le dimissioni

Si e’ dimesso dal suo incarico di procuratore capo dell’Aia, l’associazione arbitri, Rosario D’Onofrio, l’ex militare arrestato giovedì nell’ambito di un’operazione della Dda di Milano e della Guardia di Finanza per traffico internazionale di droga. Lo apprende l’ANSA da ambienti arbitrali. Le dimissioni di D’Onofrio, divenuto responsabile sotto la presidenza Nicchi dell’ufficio che indaga su eventuali irregolarita’ degli arbitri, sono state presentate nelle ore immediatemente successive all’operazione all’Aia che – si sottolinea sempre in ambienti arbitrali – nella vicenda e’ parte lesa.

Il deferimento

Rosario D’Onofrio, procuratore capo dell’Aia, dimessosi dal suo incarico dopo essere stato arrestato nell’ambito di un’operazione per traffico internazionale di droga, era gia’ stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio, per una vicenda riguardante il suo incarico per l’associazione arbitri.

L’accusa che ha portato al deferimento alla commissione federale di garanzia – presso la quale si svolgera’ l’udienza il 25 novembre – era la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la “messa in opera di attività inquirenti in assenza dell’instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva”, dopo una segnalazione dai vertici Aia di fatti di possile rilievo disciplinare. D’Onofrio dovrà dunque “rispondere della violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle disposizioni federali in ogni atto o rapporto”. 

I messaggi whatsapp

In particolare, a D’Onofrio la Procura imputa alcuni comportamenti tenuti a seguito di una segnalazione ricevuta tramite whatsapp da parte del vice presidente Aia Duccio Baglioni circa fatti di possibile rilievo disciplinare rientranti nella sua competenza. D’Onofrio avrebbe posto in essere “attività inquirenti senza instaurare un formale procedimento e qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva, contattando più volte telefonicamente Robert Avalos, allora assistente arbitrale Can e soggetto direttamente coinvolto nella vicenda di cui alla predetta segnalazione”.

Nelle telefonate, D’Onofrio avrebbe espresso “opinioni personali sulla vicenda oggetto di segnalazione, avente possibile rilievo disciplinare, e dispensato consigli al proprio interlocutore sulla condotta da tenere in relazione alla medesima vicenda ed agli sviluppi successivi della stessa”.

Sempre secondo la Procura, inoltre, D’Onofrio avrebbe omesso di “instaurare un formale procedimento disciplinare, almeno sino alla data della sua ultima audizione innanzi alla Procura Federale, sebbene nelle predette telefonate avesse espresso la convinzione che Avalos fosse stato destinatario di una condotta non corretta evidentemente finalizzata alla sua dismissione dall’Aia”. Infine, in una delle telefonate, avrebbe “informato Avalos della designazione di Lorenzo Manganelli come organo tecnico per la partita Alessandria-Reggina del 25 aprile scorso, in un momento in cui nessuno dei designati poteva averne ancora formale notizia”.