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Confisca milionaria ai fratelli imprenditori: Stato lascia solo i soldi vinti al SuperEnalotto

TRENTOLA DUCENTA. Confisca milionaria ai fratelli imprenditori Silvestro e Gaetano Balivo di Trentola Ducenta. Finiscono allo Stato beni complessivi per 12 milioni di euro tra società, ville e conti bancari, compreso il complesso di via Romaniello a Trentola.

La Procura gli lascia solo i soldi della vincita al SuperEnalotto, circa 900mila ottenuti puntando sulle date dei compleanni dei familiari.

I beni sotto sequestro

Passato allo stato terreni e immobili ad Aversa, Trentola Ducenta, Sessa Aurunca e Fiuggi (Frosinone) – appartenenti ai due imprenditori di Trentola, risultati essere gli amministratori di ben cinque società che operavano nel settore edile e in quello dei prodotti ortopedici e finiti nel mirino di un’indagine sul clan Zagaria. Nel 2018 ai  fratelli Balivo furono sequestrati anche 13 veicoli (9 auto, 3 autocarri ed un motociclo) nonché numerosi rapporti finanziari accesi dai soggetti presso 14 istituti bancari.

I rapporti col boss

I Balivo furono coinvolti nell’inchiesta sugli interessi del boss Michele Zagaria nel centro commerciale Jambo. In quell’inchiesta furono ricostruiti rapporti tali che uno dei due si occupava anche degli spostamenti sul territorio, e trasmetterne gli ordini del capoclan oltre a reinvestire i proventi delle attività illecite del clan, fungendo anche da prestanome in numerosi rapporti commerciali.

“Il costante appoggio logistico e il supporto economico connesso alla messa a disposizione del sodalizio, con continuità attraverso il corso di decenni e mantenendo i contatti nonostante i numerosi cambi di guardia al vertice del gruppo, di ingenti somme liquide e ‘pulite’, in cambio della possibilità di beneficiare dell’imposizione di proprio prodotti, sul fronte del pagamento delle tangenti hanno determinato il sorgere di un vero e proprio rapporto qualificabile come sinallagmatico tra Balivo ed il clan da cui entrambe le parti hanno tratto consapevolmente vantaggi. Gaetano Balivo, poi, avrebbe utilizzato tale rapporto anche per alterare l’ordinaria concorrenza degli altri operatori del settore, non favoriti dal clan” evidenziò la Dda all’atto del sequestro.