Castel Volturno. Da tempo Tik Tok è diventato lo strumento di propaganda preferito dei gruppi criminali. Così, oltre alle stese, le nuove leve della malavita hanno a disposizione un’altra arma per proclamare la propria presenza sul territorio e mandar messaggi e segnali, un’arma a misura di giovani: i social network.
E’ il caso anche de “ La Famiglia G.” che ha deciso di utilizzare la piattaforma cinese per ‘dettare legge’ e far sapere agli altri che loro ci sono: scorribande su automobili e scooter, brindisi a Moët & Chandon, soldi, tanti soldi da sbattere in faccia agli altri. E soprattutto due motti: “brindiamo alla vostra, infami” e “siete tutti morti e non lo sapete”.
Ma chi sono? G come D.G., braccio destro di Giuseppe Setola, boss del clan dei Casalesi-detto ‘o cecate oppure ‘o pazzo- killer del clan e condannato all’ergastolo per la strage di Castel Volturno avvenuta il 18 settembre 2008 quando furono uccisi il pregiudicato Antonio Celiento (gestore di una sala giochi di Baia Verde, frazione di Castel Volturno, sospettato di essere un informatore delle forze dell’ordine) e sei immigrati africani, vittime innocenti.
D.G. ha lasciato al mondo la sua “eredità”: un figlio, M.G., che sembra stia percorrendo quella strada tracciata dal genitore e che assieme a suo cugino, figlio del fratellastro di D.G, M.E, pare abbia messo su una sua banda criminale che ha posato le sue mani sul Litorale Domitio.
«Sono i nuovi capi della malavita al Villaggio Coppola/Pineta Mare e piano piano si stanno prendendo tutto il Litorale Domitio a suon di intimidazioni ed inondandolo di droga.» – racconta uno dei residenti di Pineta Mare ostaggio della criminalità che si è rivolto al Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli- «Hanno messo su una gang composta da personaggi di Napoli centro, del Rione Traiano, di Castel Volturno e di Casal di principe. Vanno fermati perché non se ne può più!».
È infatti da più di un anno che l’intero territorio di Castel Volturno è succube di episodi di violenza il cui obiettivo è seminare panico e terrore per instaurare un nuovo regime criminale, formare un nuovo impero retto da giovanissimi. Circa un anno fa, ad esempio, al Villaggio Coppola, tre ragazzini in sella a uno scooter bloccarono un’utilitaria, terrorizzato il conducente e la donna che era con lui. Il tutto sotto gli occhi dei passanti. Alla scena assistette anche un bambino
“Che siano loro o meno il nuovo gruppo che sta mettendo le mani su Castel Volturno e zone limitrofe è , in questo caso, irrilevante. Quello su cui or bisogna focalizzarsi è come i gruppi criminali utilizzino certi strumenti per mostrare il loro potere, reclutare affiliati ed incutere terrore. Lo Stato deve rispondere e deve farlo su due piani. Uno è a livello territoriale: le Istituzioni devono far sentire in modo costante la loro presenza sui territori dove è forte la minaccia camorristica e mafiosa, mostrando un duplice volto. Protettivo nei confronti della popolazione e feroce per boss, camorristi e criminali. L’altro piano è, invece, quello stesso utilizzato dai criminali: gli strumenti web e social possono essere utilizzati come mezzi di propaganda e di educazione alla legalità, un modo efficace per parlare ai giovani, nel loro linguaggio e colpendoli nell’intimo. La camorra si sconfigge cosi: azzerando i clan e cancellandone la cultura.” –le parole di Borrelli.
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