
CASAL DI PRINCIPE. Si sono costituite parte civile Ministero dell’Interno e la società Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) nel processo sugli interessi del clan negli appalti. Dopo la costituzione delle parti civili, accetate dal gup Aufieri del tribunale di Napoli, l’udienza è stata rinviata a metà ottobre.
Sono 68 le persone per le quale la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per vari reati, tra cui l’associazione camorristica, la corruzione, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, la rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini. Figura di spicco dell’inchiesta è Nicola Schiavone, ritenuto amico e prestanome di lungo corso del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, di cui ha battezzato il primogenito.
Per l’accusa Nicola Schiavone sarebbe riuscito ad entrare in contatto con i vertici di RFI avvalendosi della sua figura di consulente delle ditte. In totale sono state emesse 35 misure cautelari (17 in carcere, 17 domiciliari e un obbligo di presentazione) nei confronti di altrettanti indagati, tra cui imprenditori ritenuti in affari con la fazione Schiavone della mafia casalese, “colletti bianchi” del clan e dirigenti all’epoca dei fatti di Rete Ferroviaria Italiana, ma quasi tutti sono stati scarcerati dal Riesame di Napoli o hanno avuto l’annullamento della misura: tra questi Vincenzo Schiavone, fratello di Nicola, mentre quest’ultimo è passato dal carcere ai domiciliari e gli è stato dissequestrato il patrimonio precedentemente sequestrato, del valore di quasi 50milioni di euro.

