MARCIANISE. Era sparita nel nulla prima della grande crisi. Un volo da Napoli a Mosca, nel settembre 2018, i tanti amici campani che le scrivono per gli auguri di Natale e quel suo post criptico nel quale fa intendere addirittura di avere un tumore.
Così è sparita nel nulla sul finire del 2018 Maria Adela Kuhfeldt Rivera, la spia russa inflitratasi alla Nato di Napoli, che aveva aperto anche un laboratorio al centro orafo Tarì di Marcianise con l’autorizzazione della questura.
È il 15 settembre del 2018 e, dopo alcune indiscrezioni, Maria Adela parte da Napoli con un volo diretto a Mosca e di lei si perde ogni traccia. A Napoli era molto conosciuta poichè conduceva una vita sotto i riflettori frequentando anche ristoranti e feste esclusive con vip e personaggi noti.
L’inchiesta
Un’inchiesta condotta per dieci mesi dal quotidiano Repubblica insieme al sito investigativo Bellingcat, al settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider ha ricostruito la missione segreta di quella che viene definita “la protagonista della più clamorosa operazione d’intelligence” realizzata dalla Russia in Italia. Lo riportano oggi i siti online degli autori dell’indagine. Si tratta della trentenne Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco e inseritasi nei circoli mondani di Napoli per riuscire poi a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense.
“La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca – spiega Repubblica – è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino”. “La nostra inchiesta – afferma il quotidiano – non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. E’ però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica”.
Espulsi 30 diplomatici
La copertura diplomatica è storicamente la modalità operativa privilegiata dalle spie russe. Un dato sottolineato dal Copasir nella relazione al Parlamento approvata il 19 agosto, che cita “l’espulsione a inizio aprile 2022 di 30 diplomatici e rappresentanti dell’intelligence russa”. Dato che ritorna di attualità alla luce dell’inchiesta dei media sulla spia russa al comando Nato di Napoli. Scrive il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: “Dal punto di vista della minaccia spionistica, l’attivismo russo risulta particolarmente penetrante sia in ambito di politica interna che estera, anche in contesti Nati e Ue, del comparto militare e delle imprese italiane nei settori energetico, economico e finanziario” e “la modalità operativa privilegia la copertura diplomatica con lo scopo di permettere una maggiore facilità di avvicinamento di soggetti istituzionali”.
Il Copasir a questo proposito sottolinea le differenza con la Cina: “I due principali campioni della guerra ibrida” agiscono “in modi diversi ma ugualmente insidiosi”. “La Cina – si legge nella relazione – si rivolge, oltre che al tessuto economico, industriale e politico, anche al campo accademico e alla ricerca nel cui contesto sono stati rilevati tentativi di reclutamento di talenti presso le Università anche per il tramite degli Istituti Confucio”.