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Tutti innamorati della Venere di Sinuessa. In 2 settimane 2800 persone hanno visitato il Museo Greco

MONDRAGONE – Sono trascorse due settimane dal “ritorno temporaneo della Venere di Sinuessa” a Mondragone, e mentre si vivono gli ultimi giorni di agosto già si puo’ tracciare un primo bilancio su tale iniziativa culturale che ha ottenuto un effettivo riscontro di pubblico, accorso al Museo Civico Biagio Greco, ubicato nella sua nuova location, presso il restaurato Palazzo Ducale. Il primo dato da condividere con i lettori è quello sull’affluenza di pubblico che conferma le aspettative degli organizzatori. Si viaggia ad una media di 25-30 visitatori al giorno, per una tendenza di 125, 150 visitatori a settimana.

La stima dei 1500 appassionati di archeologia e di opere d’arte che avrebbero potuto trascorrere qualche ora nel suddetto museo cittadino è accreditata dal registro delle firme su cui sono annotati giorno per giorno i nomi di coloro che almeno una volta hanno attraversato il portone del palazzo monumentale di Mondragone. Tale evento ha avuto una forte risonanza mediatica e un’ampia diffusione sui social. Dopo la serata inaugurale per il “ritorno della Venere di Sinuessa” del 10 agosto scorso, nella quale si sono registrate 2500 presenze al Museo Civico, sui social sono state pubblicate foto di gruppo o selfie personalizzati di numerosi cittadini che hanno deciso di condividere il momento dell’incontro con la Venere, con le centinaia di amici e conoscenti facebook, Istagram, ecc. Fotografi professionisti, docenti, rappresentanti del mondo dell’arte locale hanno colto l’occasione per immortalare la Venere di Sinuessa in scatti che hanno colto ogni dettaglio, ogni particolare della struttura marmorea che ha ormai più di 2000 anni. Numerose associazioni del territorio che hanno nel loro logo il simbolo della Venere Sinuessana hanno orgogliosamente evidenziato il loro legame identitario cittadino al simbolo della bellezza millenaria rappresentata appunto da tale elaborazione artistica che si presume potesse essere la copia di una Venere di Prassitele, per il villino sinuessano di Cicerone.

Nei visitatori la Venere ha suscitato tantissimi pensieri, interrogativi e curiosità: molti sono stati coloro che hanno chiesto anche del perchè di alcuni vistosi interventi conservativi per tutelare l’integrità della statua, esposta da anni presso il Mann di Napoli.
Insomma, la Venere di Sinuessa ha scosso e affascinato l’opinione pubblica mondragonese, ma anche degli appassionati di storia e di archeologia dei comuni casertani che mediante il Tgr Campania, la pagina facebook del Mann di Napoli, e i giornali locali hanno appreso la notizia della presenza temporanea dell’opera d’arte di età romana presso il Palazzo Ducale. In molti, soprattutto tra i turisti estivi, che non avevano coscienza e contezza dell’esistenza del Museo Civico a Mondragone, la Venere di Sinuessa ha fatto scoprire che in tale location ci sono pregevoli oggetti frutto degli scavi archeologici condotti in città e che appartengono a varie epoche. Il Museo Civico di Mondragone, oltre ad ospitare temporaneamente la Venere di Sinuessa, vanta una collezione di anfore, vasi, cocci, utensili, epigrafi marmoree e monumentali dell’antica città di Sinuessa, la statua di Apollo del II secolo d.c., nonchè elementi degli scavi presso la Roccia di San Sebastiano che attestano la presenza dell’uomo in questa realtà già in epoca preistorica e c’è un padiglione di reperti che fanno riferimento alla Rocca di Mondragone, al “villaggio dei glicini” di epoca medievale, in quanto la città ha conosciuto il fenomeno dell’incastellamento sul Petrino.
La statua della Venere di Sinuessa rimarrà in città ancora per un mese, fino al 30 settembre 2022.

Il curatore dell’intera iniziativa, Pasquale Sasso, del Dipartimento di Economia dell’Università Vanvitelli ed esperto in management e marketing della cultura e del turismo ci ha tenuto a precisare: “Riportare un simbolo straordinario come la Venere nella nostra città è stato un desiderio che il sindaco Lavanga mi ha espresso sin dal suo insediamento e sono stato lusingato, da mondragonese e da professionista, quando egli stesso mi ha chiesto di curare l’intera iniziativa. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione del MANN e del suo direttore, Paolo Giulierini, che ringrazio e al quale mi lega un rapporto di stima profonda. Il MANN, infatti, è sempre molto attento alle richieste del territorio, che cerca di non deludere mai. Il ritorno della Venere è un segnale importante, che si inserisce in un più vasto piano di marketing del territorio che insieme all’Amministrazione Comunale stiamo elaborando. L’idea che guida questa azione è rappresentata dalla convinzione che “con la cultura si mangia”, cioè la cultura come moltiplicatore di uno sviluppo sociale ma anche produttivo ed occupazionale. In un territorio dove manca il tessuto industriale tradizionale, come quello mondragonese, la vera industria è rappresentata dal turismo e la cultura è la materia prima da valorizzare e promuovere”.

Il sindaco Francesco Lavanga ha voluto aggiungere: “Il ritorno della Venere rappresenta un segnale molto forte e preciso che ho voluto lanciare ai miei concittadini. Secondo la mia visione, infatti, il rilancio della nostra città deve assolutamente partire dalla cultura e dalla bellezza. Si tratta di un primo passo simbolico verso l’apertura di una nuova stagione della programmazione turistico – culturale della città. Mondragone non è solo mare – una risorsa straordinaria – ma è custode di tanta archeologia e di moltissime tradizioni popolari. La nostra intenzione è valorizzare questo immenso patrimonio culturale materiale e immateriale e metterlo al servizio della nostra gente e dei turisti. Il museo Biagio Greco, aperto grazie all’aiuto della Protezione Civile locale è il perno fondamentale della nostra visione di città. Stiamo trovando, in presenza di una carenza di personale, di trovare delle soluzioni che permettano al museo di essere visitabile anche il sabato e la domenica”.

NOTIZIE DI APPROFONDIMENTO SUL MUSEO BIAGIO GRECO
Il Museo, inaugurato il 20 ottobre del 2000 e riconosciuto Museo d’interesse Regionale nel 2007, è composto da cinque sale. Esso raccoglie i materiali rinvenuti nel territorio a seguito delle campagne di scavo finanziate fin dal 2001 dall’Amministrazione Comunale e sono organizzati cronologicamente dalla preistoria al Medioevo. La prima sala a sinistra è dedicata alla preistoria e accoglie numerosi reperti che forniscono informazioni di rilievo relative al popolamento preistorico di quest’area della Campania. Sono presenti manufatti riferibili al periodo dell’Aurignaziano, una delle più antiche facies culturali del Paleolitico Superiore, databile, in Europa occidentale, tra 34.000 e 27.000 anni fa circa. Inoltre, le campagne di scavo finora effettuate nella grotta di Roccia San Sebastiano hanno portato alla luce numerosi materiali provenienti dall’industria litica, caratterizzata da lame e lamelle, grattatoi, bulini e pezzi scagliati è attribuibile ad una fase finale del Paleolitico Superiore e, più precisamente, all’Epigravettiano finale. Al primo piano, nella sala a destra, seguono i reperti d’età protostorica e arcaica, testimonianze materiali della popolazione Ausone/Aurunca, che era stanziata nell’attuale territorio del comune di Mondragone. Nelle vetrine sono esposti vari manufatti in uso nella vita quotidiana, alcuni di questi sono legati al mondo muliebre, tipo i rocchetti, le fuseruole e i pesi da telaio. Degni di attenzione sono alcune statuette votive, come quella di armato, connesse alla sfera cultuale. Da un probabile santuario arcaico, sito in località Arivito, provengono le antefisse nimbate e a palmetta rovescia. Un reperto peculiare è una valva di fusione del IX secolo a.C. che serviva per la produzione di oggetti ornamentali, ritrovata in uno dei villaggi stanziati sulle falde del Monte Petrino. Non mancano, inoltre, corredi funerari appartenuti a sepolture di età ellenistica venute alla luce al di sotto del piano pavimentale della chiesa di S. Angelo. Inoltre, al centro della sala è posta una scultura di grande pregio, la magnifica statua dell’Apollo Musagete che si data al II secolo d.C. Nella sala al primo piano a sinistra sono esposti, invece, i materiali del periodo romano legati alla storia di Sinuessa e dell’agro Falerno. Tra i reperti che documentano i vari aspetti della storia sociale ed economica della colonia, di particolare importanza appare la collezione d’anfore vinarie e il medagliere con circa duecento esemplari di monete. Inoltre, è presente una sezione dedicata ai materiali ceramici provenienti dalle necropoli di Sinuessa e alcune lucerne romane che si datano tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C.. Discreta è anche la collezione epigrafica e di elementi votivi. Le due sale poste al secondo piano ospitano quanto rinvenuto durante gli scavi e le ricognizioni del villaggio medievale di Montis Dragonis. Nella sala a sinistra, due plastici ricostruttivi accolgono il visitatore: quello del villaggio medievale fortificato e quello di una sepoltura bisoma rinvenuta al di sotto del piano pavimentale della chiesa del castello. Inoltre, sono esposti i materiali rinvenuti durante le ricognizioni svolte sul territorio di Mondragone, in particolare, a Monte Sant’Anna e sulla Rocca Montis Dragonis. Molto interessante è il rinvenimento effettuato proprio sulla Rocca di una borraccia a corpo lenticolare in terra sigillata africana che si data tra fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C.. Nelle vetrine sono conservati i “tesoretti” rinvenuti, come corredo tombale, all’interno dell’edificio religioso della Rocca Montis Dragonis e alcune monete provenienti sempre dall’insediamento medievale. Nella stessa sala è presente la sezione dedicata ai metalli, soprattutto in ferro e in bronzo, relativi a elementi pertinenti gli infissi interni dei diversi edifici del castello (chiodi, copiglie, serrature e chiavi), nonché quelli di uso contadino. La sala a destra, ospita una interessantissima vetrina con oggetti riferibili alla guerra (palle di bombarda, placche di corazza ecc.), mentre nelle altre vetrine sono esposti numerosi reperti ceramici riferibili a produzioni smaltate da mensa (maiolica monocroma bianca e dipinta in bruno e verde, maiolica policroma), databili tra il XIV e il XIV secolo; si tratta in prevalenza di prodotti locali, ma, per ciò che riguarda le maioliche policrome rinascimentali, vi sono anche importazione dall’area centro-italiana. Tra quest’ultime si evidenzia lo splendido ed affascinante piatto di Deruta del XVI secolo decorato con un ritratto di donna circondato da motivi disposti “a fascia” e raffiguranti elementi floreali ripetuti a modulo costante; il retro ha una decorazione bicroma “a fascia” che circonda una iniziale dipinta in blu S. Si tratta di un piatto gamelio cioè un dono nuziale dello sposo alla sposa.

NEWS SULLA VENERE
Il 25 gennaio 1911 il signor Leopoldo Schiappa faceva eseguire dei lavori di sterro per l’impianto di una vigna nella zona dell’Incaldana a Mondragone. Durante i lavori, il colono Antonio Guglielmo e il figlio Giovanni, urtarono con un piccone un corpo grosso e duro: stupiti, videro emergere dalla terra due pezzi di una scultura mutila delle braccia e del corpo. La notizia del ritrovamento si diffuse rapidamente nel paese e la scultura fu segnalata al Museo archeologico nazionale di Napoli. La statua fu condotta dall’archeologo Vittorio Spinazzola a Napoli il 10 aprile di quello stesso anno.
Spinazzola ricostruì la statua, facendo ricongiungere i due pezzi marmorei, e la chiamò la “Venere Sinuessana”, datandola al IV secolo a.C. e attribuendola allo scultore greco Prassitele, il quale insieme a Skopas e Lisippo è considerato uno dei grandi maestri dell’ellenismo. Tuttavia, con molta probabilità, la statua è una copia romana di un originale greco.
La Venere adornava un tempo una delle tante ville romane di Sinuessa. Si suppone che la villa appartenesse al celebre Marco Tullio Cicerone, avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano che come molti ricchi suoi contemporanei aveva una villa a Sinuessa, città famosa per le sue terme.