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Carbonizzato dopo incidente, l’esito del test del Dna: la verità sulla morte del broker dei vip

CAPUA. La procedura sul Dna, terminata oggi, ha confermato che è il broker Massimo Bochicchio, originario di Capua ma stanziatosi da anni nella Capitale, la persona morta a Roma in un incidente di moto il 19 giugno scorso su via Salaria.

Gli inquirenti hanno completato l’iter avviato alcune settimane fa sui resti carbonizzati dell’uomo che si trovava agli arresti domiciliari e sotto processo a Roma per riciclaggio e abusiva attività finanzia dopo alcune denunce presentate da vip e personaggi dello sport. La salma potrà essere ora restituita ai familiari.

Il profilo

Una scalata partita da Capua e da una famiglia stimata da tutti, col padre che ha vestito per anni la divisa dell’Arma dei carabinieri. Lui invece ha preferito un altro mondo, affari, amicizie importanti, movimenti da milioni di euro e una vita privata blindata (si sa solo che era sposato con due figli).

Proprio il giorno dopo l’incidente era in programma a piazzale Clodio l’udienza in cui era imputato. In base a quanto si apprende Bochicchio è morto sul colpo. Il broker è accusato di avere truffato anche l’ex allenatore della Nazionale Marcello Lippi, l’attuale allenatore del Tottenham, Antonio Conte e l’attaccante della Roma Stephan El Shaarawy. Verifiche sono in corso per ricostruire la dinamica dell’incidente avvenuto a mezzogiorno.

Una vita spericolata

Bochicchio, 56 anni, aveva ogni giorno due ore di permesso per lasciare i domiciliari. Era i abusiva attività finanziaria e riciclaggio internazionale per aver raccolto senza alcuna autorizzazione circa 500 milioni di euro, dal 2011, ai danni di personaggi del gotha del calcio come Antonio Conte e Marcello Lippi. Negli anni, Bochicchio – latitante tra Hong Kong e Singapore prima di essere espulso da Giacarta, in Indonesia, e fatto rientrare in Italia il 17 luglio 2021 sotto la stretta dell’Interpol – avrebbe raccolto attraverso le societa’ Kidman Asset Management e Tiber Capital che guidava da Londra “cospicui capitali”.

Intercettato affermava di aver movimentato addirittura “1 miliardo e 800 milioni” di euro. Soldi che avrebbe dirottato in investimenti tra “Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettendo alti rendimenti”. E cercando di “occultare o ostacolare l’identificazione degli effettivi beneficiari delle somme”, investite con strumenti ad “alto rischio”. Gli sono stati sequestrati beni per 70 milioni di euro, anche la casa a Cortina, ma nessuna delle 34 persone che lo hanno denunciato – tra i quali l’ex calciatore Patrice Evra e l’attaccante Stephan El Shaarawy – ha ancora rivisto un quattrino. Anche manager, come i procuratori Federico Pastorello e Luca Bascherini, e ambasciatori come Raffaele Trombetta, gli hanno affidato i soldi con il miraggio di buoni guadagni.

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