CASAL DI PRINCIPE. Si smarcano dalla pressione delle forze dell’ordine facendo affari con imprenditori di altre province grazie alle alleanze con altri clan in un vortice di fatture e operazioni che coinvolge anche il settore del carburante. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia sul semestre 2021.
Dall’indagine sul gruppo criminale tarantino CICALA è emerso che l’interesse del gruppo estendendosi anche al di fuori del territorio di Taranto si sarebbe focalizzato sulla necessità di stringere alleanze con altre consorterie criminali ed in particolare con il clan dei CASALESI fazione SCHIAVONE un referente del quale si era trasferito dalla provincia di Caserta al Vallo di Diano compreso tra le province di Salerno e Potenza.
Gli interessi del gruppo casalesi nell’area sono stati ulteriormente confermati da un filone parallelo d’investigazione – operazione “Shamar”118 – nell’ambito del quale sono state ricostruite attività di riciclaggio nel commercio degli idrocarburi, nonché di gestione illecita con metodo mafioso di un processo di smaltimento di rifiuti speciali altamente pericolosi, molti dei quali stoccati direttamente nel Vallo di Diano. Il 18 gennaio 2021 in seno all’operazione “Minerva”119 la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Firenze nei confronti di 10 soggetti ed effettuato anche un sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro. I reati contestati a vario titolo sono di autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e uso di fatture per operazioni inesistenti con l’aggravante delle finalità mafiose per aver favorito il clan dei CASALESI.
Il successivo 27 febbraio 2021 il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato le misure cautelari. Da quanto sopra detto parrebbe che i CASALESI tendano sempre di più a ricercare la collaborazione dei c.d. colletti bianchi ossia degli imprenditori che hanno permesso all’organizzazione di riciclare il denaro illecito proveniente dalle estorsioni, dal traffico dei rifiuti120 e soprattutto dalle gare d’appalto. Significativa in tal senso appare l’operazione che il 3 febbraio 2021, nell’ambito dell’indagine denominata “Autoriciclo”ha visto la Guardia di finanza dare esecuzione in provincia di Frosinone ad una misura restrittiva nei confronti di 17 persone legate al clan dei CASALESI e ritenute responsabili di associazione per delinquere, evasione e frode fiscale.
Tra le varie componenti del cartello camorristico il clan SCHIAVONE continuerebbe ad avere il controllo dei territori d’influenza attraverso una struttura rafforzata dalla successione familiare in ossequio alla quale a capo dell’organizzazione vi è sempre uno dei figli dei vari capiclan. Questa consuetudine assicurerebbe la continuità dell’azione del sodalizio nonostante lo stato di detenzione degli esponenti di vertice. Se da un lato la scelta collaborativa di alcuni esponenti a cui sono seguite numerose iniziative giudiziarie hanno in parte frenato il meccanismo organizzativo del gruppo, dall’altro avrebbero immediatamente prodotto un rinnovamento strutturale in seno alla compagine camorristica attraverso il reclutamento di nuove leve dedite per lo più all’attività estorsiva ai danni dei commercianti locali, nonché la gestione del traffico di stupefacenti.