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Il clan nei supermercati: così le donne hanno tenuto in vita gli affari del boss

CASAPESENNA. Cravatta al posto della fondina. La stretta di mano invece della minaccia pervasiva. L’assegno invece della tassa della tranquillità.

Nonostante arresti e pentimenti il clan Zagaria continua ad avere nel suo Dna l’animo imprenditore e l’ultimo rapporto della Dia è una fotografia esatta di questa vocazione.

Il dossier sugli Zagaria

Tra le organizzazioni facenti parte del clan dei Casalesi il gruppo ZAGARIA il cui fondatore è attualmente detenuto in regime di 41 bis O.P. si è sempre caratterizzato per un più marcato interesse imprenditoriale riuscendo a convertire in attività apparentemente lecite come l’edilizia ed il commercio i proventi ricavati dalle attività illecite ed estendendo i propri interessi economici anche oltre i confini della provincia casertana. Nel corso degli anni la famiglia ZAGARIA avrebbe mantenuto il suo potere criminale attraverso il sostegno di fedeli affiliati e di imprenditori asserviti al clan e riconoscendo un ruolo importante alle mogli e sorelle dei propri esponenti di vertice alle quali è stata affidata la gestione degli ingenti capitali accumulati dal sodalizio.

A riprova di tale capacità imprenditoriale si evidenzia come il sodalizio abbia continuato ad investire in modo significativo nella distribuzione alimentare senza interruzioni nemmeno nel periodo della pandemia così come emerge dall’operazione “Scettro” eseguita dai Carabinieri e dalla Polizia Penitenziaria il 22 gennaio 2021 nei confronti di 12 persone. Tra loro emerge il ruolo assunto da due fratelli vicini al clan ZAGARIA che avrebbero controllato attraverso dei prestanome numerose società di produzione di beni alimentari che rifornivano i supermercati gestiti da un terzo germano sempre contiguo al clan.

Si sarebbe in tal modo realizzato un meccanismo in grado da permettere agli ZAGARIA di infiltrarsi nel settore della distribuzione alimentare in tutta la provincia casertana. Il sodalizio avrebbe costruito una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni tra pubblici amministratori, politici e imprenditori finalizzata anche a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’Azienda Ospedaliera “S. Anna e S. Sebastiano” di Caserta

. Il 22 febbraio 2021 i Carabinieri e la Guardia di finanza hanno eseguito 3 misure cautelari personali delle quali 1 in carcere e 2 misure interdittive nei confronti di altrettanti soggetti indagati a vario titolo per associazione di tipo mafioso e concorso in associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio dei capitali illeciti, nonché un decreto di sequestro preventivo di aziende e quote societarie per circa 15 milioni di euro.

Le investigazioni avrebbero riguardato in particolare il titolare di una società immobiliare oggetto di sequestro, ritenuto gravemente indiziato di essere inserito nel clan dei Casalesi avendo allacciato fin dagli anni ‘90 rapporti collusivi con elementi di spicco della famiglia ZAGARIA e divenendo successivamente imprenditore di riferimento della fazione SCHIAVONE del clan alla quale procurava stabili finanziamenti in virtù dei lavori ottenuti grazie all’intervento del sodalizio. Per quanto riguarda infine la famiglia IOVINE altra compagine criminale in passato confederata al cartello dei Casalesi attualmente si registrerebbe l’operatività di un gruppo sotto la direzione di due fratelli attivi nei territori di Villa di Briano, Casaluce e Frignano.

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