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Camorra, imprenditore finisce in cella: “è il braccio economico dei Bifone”

 

PORTICO DI CASERTA/MACERATA CAMPANIA. Il verdetto non concedeva margini: anche per la Cassazione Antonio D’Amico, 64 anni, imprenditore di Macerata Campania ha fatto parte del clan Bifone di Portico di Caserta.

Così viene tradotto 416bis, l’accusa con la quale D’Amico è stato condannato a 9 anni totali di reclusione e per la quale si trova in carcere. L’imprenditore è detenuto da ormai due settimane nel carcere di Campobasso, dopo che è diventata definitiva la sentenza di condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso.

L’imprenditore, difeso dall’avvocato Mario Griffo, era riuscito a cavarsela nel primo processo dove era accusato di estorsione su alcuni terreni a Portico, ma nel secondo procedimento le accuse hanno passato l’avallo dei vari gradi di giudizio.

Dei Bifone, storici alleati dei Belforte, secondo la Dda D’Amico sarebbe stato il “volto pulito”, dedito agli affari. Il clan, negli anni oggetto dell’inchiesta prima del pentimento di Zuzù viveva l’evoluzione che vedeva tra gli obiettivi primari il controllo delle attività economiche, il rilascio delle concessioni, alle acquisizioni di appalti, il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche ed il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali.

In questo filone finì nel mirino anche l’imposizione del pizzo  relativa ad alcune costruzioni nella zona industriale di Portico di Caserta da parte di D’Amico Antonio.