A causa dell’embargo che le è stato imposto dagli Stati Uniti, prima sotto la presidenza di Trump e poi sotto quella di Biden, Cuba non ha potuto acquistare materie prime indispensabili, le quali avrebbero probabilmente contribuito a strappare molte vittime dalla morsa del Covid-19. Soltanto a fine agosto, infatti, nel Paese si contavano oltre 8mila casi al giorno e numerosi decessi. Ad oggi questi ultimi sono stati praticamente azzerati e i nuovi positivi non superano quota 200. Com’è possibile?
Cuba non è rimasta con le mani in mano è ha sviluppato autonomamente un nuovo vaccino proteico, per intenderci, diverso da quelli che sfruttano il materiale genetico (Moderna e Pfizer). I vaccini proteici, a differenza di quelli ad mRna, sfruttano una tecnologia già molto collaudata, soprattutto in ambito pediatrico, cosa che a Cuba ha permesso di portare a cuor leggero alla vaccinazione già il 97% dei bambini dai due anni in su. Comprensibile che alcuni volontari italiani siano volati oltreoceano per approfondire.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, Michele Curto, presidente dell’Agenzia per l’Interscambio culturale ed economico con Cuba, racconta di un Paese nel quale i no vax praticamente non esistono: “C’è una popolazione molto disciplinata sul fronte della prevenzione, con un’ottima educazione sanitaria e una grande fiducia nel servizio pubblico. Da padre mi sono emozionato per la decisione con la quale i bambini andavano a vaccinarsi, la stessa dei genitori che li accompagnavano”.
Una testimonianza che qui da noi fa un certo effetto. Sul fronte dei dati, il vaccino sviluppato da una popolazione tanto povera sembrerebbe essere in vantaggio sui nostri. Le pochissime reazione avverse hanno sicuramente rassicurato i più scettici. Sul fronte pediatrico comunque, Curto sottolinea, anche qui da noi non c’è da preoccuparsi: “Intendiamoci, i dati in pediatria con Pfizer sono interessanti e rassicuranti. Aggiungo però che il vaccino cubano Soberana02, per esempio, utilizza una tecnologia disegnata e sviluppata proprio per la popolazione pediatrica”.