Caserta. Non si arresta nemmeno ai tempi del Covid il turismo medico in Turchia per il trapianto di capelli. Tre notti al centro di Istanbul con soggiorno in hotel stellati, comfort di ogni tipo e intervento: pacchetti “tutto compreso” con un esborso irrisorio, anzi ad un prezzo super conveniente per un appeal più commerciale.
Come è ormai risaputo le cause legate alla perdita di capelli sono molteplici e l’Italia è il sesto paese al mondo a registrare la più alta percentuale di persone affette da calvizie (il 40% degli uomini e il 13% delle donne).
La soluzione definitiva per recuperare una folta chioma è il trapianto eseguito con tecniche innovative, per questo, gli italiani sono particolarmente attratti da questo vero e proprio mercato sviluppatosi ormai da anni a cavallo tra l’Europa Orientale e l’Asia Occidentale.
Ma è davvero più conveniente e sicuro operarsi in Turchia e non in Italia?
A chiarirci le idee il Dr. Luigi Castiello, medico chirurgo casertano specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica.
LE TECNICHE USATE IN TURCHIA SONO PIÙ INNOVATIVE RISPETTO ALLE NOSTRE?
Nè le tecniche nè i macchinari turchi sono più all’avanguardia rispetto ai nostri. Anche in Italia pratichiamo maggiormente la FUE (Follicular Unit Extraction) e la IFUE (Immediate Follicular Unit Transplant), tecniche molto valide che assicurano un risultato naturale. L’intervento di autotrapianto si esegue in tempi brevi, non è complicato ma richiede pazienza nel procedimento, basti pensare che bisogna lavorare senza sosta sui numerosi bulbi piliferi.
PERCHÈ I PREZZI SONO INFERIORI?
I costi bassi purtroppo sono il risultato di una “manodopera” talvolta non qualificata. Non sono io ad accusare il loro sistema sanitario, l’allarme è stato lanciato già da tempo dall’ISHR (International Society of Hair Restoration Surgey). Purtroppo gli interventi non vengono sempre eseguiti in toto dai medici, questi si limitano a tracciare il programma chirurgico, infatti spesso nelle sale operatorie per accelerare i tempi viene reclutato personale non sanitario, ciò comporta senza ombra di dubbio costi inferiori.
RITORNATI IN ITALIA, QUAL È IL FOLLOW UP DOPO L’INTERVENTO?
Dopo l’intervento il paziente dovrà affrontare dei trattamenti post operatori i cui costi, il più delle volte, non sono inclusi nei pacchetti turchi. In genere il passo successivo all’intervento sono le iniezioni di PRP sul cuoio capelluto, per tale trattamento bisognerà inevitabilmente affidarsi a medici italiani che non hanno seguito il paziente dall’inizio
E IN CASO DI FALLIMENTO?
A causa di manomissioni maldestre i nuovi impianti potrebbero avere una bassa percentuale di attecchimento. La maggiore incidenza di esiti fibrotici e la conseguente riduzione della vascolarizzazione del capillizio, potrebbero addirittura compromettere i bulbi sani, quindi i pochi capelli di cui il paziente ancora godeva (fenomeno definito come “Shock hair loss”). C’è da dire che dopo il fallimento aumentano le difficoltà di un secondo intervento in quanto, si verifica una massiccia perdita definitiva delle unità follicolari utilizzate. Si potrebbe intervenire innestando bulbi di altre regioni corporee, ottenendo però risultati estetici non ottimali.
PARLANDO DI RESPONSABILITA’ MEDICA…
Non sono un avvocato ma posso affermare che un paziente non soddisfatto o addirittura danneggiato dall’intervento, non gode della stessa tutela legale garantita in Italia