Che il nostro Paese non fosse all’avanguardia dal punto di vista dell’educazione sessuale, forse lo sapevamo da un po’. La conoscenza che i nostri ragazzi posseggono dell’argomento, però, pare stia drasticamente peggiorando e, almeno in parte, a seguito dell’isolamento reso necessario dalla pandemia.
Sesso prima dei 13 anni, rapporti non protetti: è questo il quadro disegnato da una recente indagine dell’Osservatorio ‘Giovani e Sessualità’, sotto iniziativa di Durex e Skuola.net, in collaborazione anche con l’università di Firenze. Dalla cadenza annuale fin dall’anno 2018, quest’anno l’analisi ha però fornito dei risultati sconfortanti.
I nostri ragazzi starebbero arrivando sempre prima e sempre più inconsapevolmente a consumare con frequenza il rapporto sessuale. Il 42% degli intervistati ha infatti dichiarato di averlo fatto per la prima volta tra i 15 e i 16 anni. Una piccola percentuale, anche se non trascurabile, del 3% ha addirittura collocato la propria prima esperienza al di sotto dei 13 anni.
Questi dati preoccupano soprattutto per le conseguenze che possono avere sulla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. I giovanissimi, infatti, si dimostrano quasi del tutto all’oscuro di questo argomento. Soltanto il 49% degli intervistati, su circa 15.000 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, ha risposto affermativamente interrogato a proposito dell’utilizzo del preservativo.
Ciò dipende anche dalla scarsa consapevolezza dei rischi che si corrono. Alla domanda: “Cistite, clamidia, gonorrea, HIV, papilloma virus e sifilide, quali tra queste non è una malattia sessualmente trasmissibile?”, soltanto il 55% degli intervistati è riuscito a rispondere correttamente. Urge quindi investire sull’educazione sessuale delle nuove generazioni. Le istituzioni sapranno far fronte a questo allarme?