Il “Grosso” è stata una moneta d’argento coniata da vari paesi europei nel corso del Medioevo. L’Italia fu la prima a emettere tale moneta, già intorno alla seconda metà del XII secolo.
Il Grosso è stata anche la moneta circolante a Verona sotto il dominio di Ezzelino III da Romano (1194 – 1259), Signore e condottiero di fede ghibellina, così feroce da essere ricordato come “Il Terribile”, condannato da Dante a essere immerso in un fiume di sangue bollente nel Canto XII dell’Inferno. Pochi sanno, però, che Ezzelino da Romano è stato uno dei protagonisti della nascita della poesia e quindi della cultura linguistica e letteraria italiana.
Dopo aver ereditato i feudi del Trevigiano dal padre nel 1225, Ezzelino si alleò con la famiglia Salinguerra di Ferrara e scacciò i Sambonifacio da Verona, divenendone podestà e parteggiando per la lega lombarda, che contrastava il potere dell’Imperatore Federico II. Tuttavia, a causa di contrasti con la lega, Ezzelino passò alla fazione imperiale e divenne uno dei più strenui sostenitori di Federico, sposandone addirittura la figlia Selvaggia. L’aiuto imperiale consentì a Ezzelino di imporre il proprio potere su Verona, di cui divenne Signore nel 1236. Ezzelino regnò incontrastato e perseguitò i nemici dell’Impero su un vasto territorio, che si estendeva dal Po fino a Trento.
Tuttavia, dopo la morte improvvisa di Federico II nel 1250, che tolse a Ezzelino un potente alleato, il Signore di Verona divenne ancor più spietato e sospettoso e entrò in aperto in conflitto con papa Alessandro IV, che gli inflisse la scomunica e organizzò una vera e propria crociata contro di lui. Sconfitto in battaglia dalle forze guelfe a Cassano D’Adda nel settembre del 1259, Ezzelino venne catturato e morì pochi giorni dopo rifiutando i sacramenti.
Dopo la sua morte, Ezzelino divenne leggendario per la sua ferocia, tanto che persino Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray sostenne che egli avesse “una passione per il sangue”. Ma, nonostante tutto, Ezzelino da Romano fu un mecenate, protettore di poeti e artisti, e animatore di una corte che precedette quelle rinascimentali. Ad esempio, Ezzelino ospitò i poeti provenzali, reduci della “crociata contro gli albigesi” (1229), combattuta nel sud della Francia per estirpare le sette considerate “eretiche”. Il Signore di Verona fece realizzare un’antologia di poesie provenzali che in seguito donò a Federico II. Questi, tornato nella propria corte a Palermo, affidò l’antologia ai suoi poeti, che iniziarono a studiarne le forme e i contenuti: nacque così la Scuola Siciliana, la prima, vera, espressione poetica volgare italiano.
Il Grosso, che ricorda questo straordinario e controverso personaggio, è una moneta spartana quanto lo fu evidentemente il suo coniatore. Pesa poco più di 1,66 grammi e ha un diametro di 20 millimetri. Al dritto, presenta una croce patente a braccia lunghe, entro un cerchio che ne interseca uno più piccolo e la legenda VE RO N A; al rovescio, invece, un’altra croce patente e la tra le braccia la scritta CI VI CI V:I.
Il valore della moneta oggi supera i 160,00 euro.