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Presunto pedofilo attirato in trappola: ucciso nel giorno della testimonianza della nipotina di 5 anni

Di 27 Febbraio 2019Cronaca, Regionale

Regionale. Il 63enne Antonio Crisanti ucciso dal suocero due giorni fa a colpi di pistola, e che era indagato per presunti abusi sulla nipotina, potrebbe essere stato ‘attirato’ da Napoli, dove si era trasferito quando era emersa in famiglia la vicenda delle presunte violenze, a Rozzano (Milano), dove era ospite negli ultimi giorni di uno dei figli. Da quanto si è saputo, inquirenti e investigatori stanno indagando anche su altri soggetti del ‘clan familiare’, e non solo sul padre della piccola, Emanuele Spavone (fratello del boss Ciro), fermato con un complice, Achille Mauriello.

 

La bimba di 5 anni, che avrebbe subito abusi dal nonno, poi ucciso due giorni fa a Rozzano (Milano) dal padre della piccola, era stata sentita proprio lunedì pomeriggio in un incidente probatorio davanti al gip, alla presenza dei pm e dei legali, per cristallizzare le sue dichiarazioni, già rese in un’audizione protetta, in vista di un processo a carico del presunto pedofilo. L’incidente probatorio era finito verso le 16, circa un’ora e mezza, due ora prima dell’omicidio.

 

Nell’ambito delle indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal pm Monia Di Marco, infatti, si sta cercando di capire perché il 63enne, dopo essersi trasferito nei mesi scorsi a Napoli dopo che era venuta a galla in famiglia la vicenda dei presunti abusi (era stata la figlia dell’uomo e madre della bimba a denunciare), avesse deciso negli ultimi giorni di tornare a Rozzano, dove era ospite di uno dei suoi figli (aveva un maschio e due femmine). Gli inquirenti stanno lavorando sull’ipotesi di una presunta trappola per attirarlo a Rozzano, anche perché, stando a quanto ricostruito al momento, tutti i suoi familiari di Rozzano avevano, in sostanza, ‘messo al bando’ quell’uomo colpevole, ai loro occhi, di avere violato “il codice d’onore familiare” abusando della bambina.

 

Al momento, negli interrogatori di ieri che hanno portato ai fermi, il padre della piccola, 35 anni e con precedenti penali, ha negato che il delitto, compiuto “per vendetta”, sia stato premeditato e avrebbe cercato di liberare dalle responsabilità il presunto complice, 27 anni, che era alla guida dello scooter. Oggi gli inquirenti dovrebbero inoltrare al gip Teresa De Pascale la richiesta di convalida dei due fermi e di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Nell’inchiesta sui presunti abusi si era già arrivati alla fase dell’incidente probatorio, che si è tenuto poche ore prima dell’omicidio, per cristallizzare dichiarazioni già rese dalla piccola in vista di un processo.