MACERATA CAMPANIA. Il Comitato Festa di sant’Antonio abate replica in merito alle illazioni sulla richiesta di un contributo di euro 100.000 insieme ad altri Comuni.
“È ovvio che la festa di sant’Antonio abate viene proposta principalmente dalla chiesa di San Martino Vescovo. Inoltre, la parrocchia non partecipa alla richiesta di contributi e non riceve neppure un centesimo. La festa parrocchiale di sant’Antonio abate (sant’Antuono) ha come punti fondamentali la testimonianza di vita di sant’Antonio abate, la santità “della porta accanto”, l’attenzione alle povertà, il riferimento al Creato nella luce della Lettera enciclica “Laudato sì”, l’esaltante allegria dei ragazzi e dei giovani. Sono questi i valori; il “vino buono”, che riempie le botti vuote della nostra antica e bellissima tradizione della festa di sant’Antuono, nelle sue varie espressioni. È nostro desiderio offrire questi valori, un po’ alla volta, al nostro paese e ai “turisti”. Ciò richiede anche il superamento del concetto tra “festa religiosa e festa civile”: la parrocchia fa la festa all’interno della chiesa e fuori la chiesa. Infatti, la festa è un esercizio per crescere come “cittadini degni del Vangelo”.
La risonanza mediatica che la festa sta ottenendo è anche frutto di passione delle associazioni e dei tanti giovani che suonano sui carri, perciò niente e nessuno merita di essere strumentalizzato per secondi fini. Inoltre, vogliamo condividere una nostra opinione circa la cosiddetta “festa dei bottari” organizzata da varie associazioni. Con tutto il rispetto per i giovani che suonano e vogliono divertirsi, e con tutto il rispetto per le “botti” che conservano il nostro buon vino e sono diventate “strumento musicale” del carro di sant’Antuono, i “bottari” risultano per lo più scarsamente connessi con la natura religiosa e di fede della festa di sant’Antonio abate. Spesso sentiamo dire che la “festa dei bottari” si fa in onore dell’amato santo ed è vero, però fa anche pensare come nell’ultima processione l’amato santo è stato abbandonato in Piazza Mercato. Pertanto, è stato necessario riportarlo in chiesa con un apecar (“trerrot”). Queste considerazioni vorrebbe far riflettere tutti sul futuro della festa. Nella speranza di una sostanziale intesa fra tutti, auguriamo per il prossimo anno la festa più bella.”