SANTA MARIA CAPUA VETERE. Emergono dettagli inquietanti dall’indagine sulla mattanza di Santa Maria Capua Vetere, nei giorni in cui la casa circondariale “Uccella” si trasformò in una Guantanamo sull’Appia. A tutti i detenuti del reparto Nilo erano stato impedito il ricorso alle cure mediche e terapie per evitare di far emergere le conseguenze del pestaggio. Su alcuni i segni erano evidenti anche 10 giorni dopo i fatti.
Molti detenuti avevano riportato traumi a spalle, nuca, volto, glutei, addome e arti giudicati guaribili in 20 gorni. A qualcuno erano state rotte addirittura le ossa del naso. Ai detenuti era stata impedita in quei giorni qualsiasi comunicazione verso l’esterno, comprese le videochiamate consentite durante il periodo Covid. In questo modo i parenti non potevano sapere dell’orrore perpetrato.
Nella chat degli agenti quel modus operandi veniva chiamato comunemente “sistema Poggioreale”
La vicenda
La ricostruzione dei fatti della Procura parte dal 5 aprile 2020, quando alcuni detenuti del Reparto Nilo protestarono con la “battitura” dopo la notizia di un caso di positività. Il 6 aprile furono inviati 283 agenti di reparti speciali (Nic e Gruppo di Supporto agli Interventi) per quella che, almeno ufficialmente, sarebbe dovuta essere una perquisizione. E invece, secondo i pm, fu “un inferno”, come scrive un agente in una delle chat acquisite e come emerge dalle immagini della videosorveglianza. Sarebbero stati oltre 130 i carcerati pestati. “I detenuti – ha spiegato ai giornalisti il procuratore Maria Antonietta Troncone – sono stati costretti a passare in un corridoio di agenti che li picchiavano, subendo a capo chino, quasi rassegnati”; 14 finirono in isolamento, senza alcuna assistenza, perché accusati di essere i più facinorosi. Uno stratagemma, per i pm, usato per costruirsi l’alibi per le violenze (“con discrezione e qualcuno fidato fai delle foto a qualche spranga di ferro e a qualche pentolino”, si legge in una chat). Uno dei reclusi in isolamento morì, un mese dopo la perquisizione, a causa di un mix di oppiacei. Un decesso, secondo il gip, non legato ai maltrattamenti, come ipotizzato dalla Procura.
I reati contestati vanno dalla tortura (per 41 poliziotti) ai maltrattamenti, dai falsi in atto pubblico al depistaggio. I carabinieri di Caserta, coadiuvati dalla stessa Penitenziaria, hanno eseguito 8 arresti in carcere, 18 ai domiciliari (tra i destinatari i due comandanti dei poliziotti allora in servizio), 3 obblighi di dimora e 23 misure di sospensione dall’esercizio dell’attività pubblica: una sospensione riguarda il provveditore regionale alle carceri campane Antonio Fullone, che risponde di depistaggio, favoreggiamento e falso.
Avrebbe ostacolato le indagini alterando i verbali delle perquisizioni e ordinato il blitz per “riprendersi l’istituto” e “dare un segnale” sia agli agenti, che pretendevano una risposta forte dopo le intemperanze, sia, ovviamente, ai reclusi. “E’ molto grave l’opera di depistaggio realizzata dopo le violenze del 6 aprile 2020”, ha detto il procuratore aggiunto Alessandro Milita. Sarebbero 117 gli indagati, tra cui due medici dell’Asl accusati di aver falsificato i referti medici di 13 agenti. Tra gli arrestati figurano soprattutto agenti di Santa Maria Capua Vetere, riconosciuti dai carcerati. Per il gip avrebbero potuto reiterare i reati. Non identificati, o quasi, quelli (99 in tutto) provenienti da Secondigliano e da altre carceri. Le indagini sono partite l’8 aprile dopo la denuncia del garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello informato dalle mogli dei reclusi.
Gli indagati
Gli indagati sono residenti a Camposano, Nola, Santa Maria Capua Vetere, Marcianise, Cassino, Caserta, Capua, Galluccio, Curti, Piedimonte Matese, Recale, Aversa, Napoli, Francolise, Cervino, Telese Terme, San Felice a Cancello, Macerata Campania, Teano, Sant’Agata de’ Goti, Valle Agricola, Capodrise, Mugnano, Portico, Pozzuoli, Calvi Risorta, Pietravairano, Carinaro, Aversa. Per gran parte di loro non è scattata alcuna misura e sono quindi indagati a piede libero: si tratta di posizioni marginali, finite sotto la lente solo perchè in servizio in reparti coinvolti nelle tensioni del primo lockdown.
I nomi
Pasquale Colucci 1968
Gaetano Manganelli 1976
Anna Rita Costanzo 1977
Salvatore Mezzarano 1981
Alessandro Biondi 1965
Raffaele Piccolo 1964
Giuseppe Crocco 1969
Angelo Bruno 1966
Gennaro Loffreda 1968
Pasquale De Filippo 1971
Gabriele Pancaro 1967
Giacomo Galluccio 1976
Francesco Merola 1966
Michele Vinciguerra 1964
Fabio Ascione 1974
Paolo Buro 1969
Oreste Salerno 1967
Felice Savastano 1967
Gennaro Quisillo 1966
Vincenzo Lombardi 1989
Flavio Fattore 1970
Angelo Ricciardi 1967
Tommaso Calmo 1962
Francesco Vitale 1972
Rosario Merola 1971
Raffaele Piccolo 1973
Antonio De Domenico 1965
Angelo Iadicicco 1974
Arturo Rubino 1968
Roberta Maietta 1980
Salvatore Parisi 1971
Giuseppe Conforti 1961
Massimo Oliva 1970
Nicola Falluto 1984
Michele Piscitelli 1970
Domenico Pascariello 1990
Silvio Leonardi 1995
Gianni Greco 1964
Stanislao Fusco 1969
Salvatore Cecere 1962
Angelo Racioppoli 1965
Eduardo Gammella 1962
Carmine Antonio Zampella 1976
Bruno Acaluso 1969
Gennaro Ottaviano 1972
Nicola Macallè 1964
Giovanni Corrado 1976
Domenico Garofalo 1972
Gennaro Saiano 1973
Biagio Braccio 1965
Michele Sanges 1964
Tiziana Perillo 1975
Nunzia Di Donato 1974
Maurizio Soma 1961
Pasquale Rullo 1962
Giuseppe Di Monaco 1964
Marcello Pezzullo 1966
Giuseppe Rossi 1963
Claudio Di Siero 1964
Mario Rigido 1968
Attilio Della Ratta 1965
Nicola Nuzzo 1972
Domenico Mastroianni 1968
Eugenio Calcagno 1971
Giuseppe Gaudiano 1969
Alessio De Simone 1971
Vittorio Vinciguerra 1973
Alfredo Iannotta 1970
Guido Esposito 1977
Giovanni Guardiano 1995
Crescenzo Carputo 1969
Luigi Di Caprio 1963
Giuseppe Acquaro 1964
Giuseppe Frattolillo 1991
Giuseppe Bortone 1972
Pasquale Merola 1974
Lazzaro Varone 1966
Salvatore Di Stasio 1972
Massimo Ciccone 1962
Giovanni Di Benedetto 1968
Sandro Parente 1970
Nicola Picone 1969
Luigi Reccia 1967
Pasquale Cernicchiaro 1963
Clemente Mauro Candiello
Andrea Pascarella 1987
Giuliano Zullo
Mario D’Ovidio 1965
Giulio Pisano 1964
Marcello Iovino 1964
Pasquale Iannotta
Vincenzo Abbate 1968
Bruno Acamapora 1964
Enrico Abategiovanni 1969
Francesco Mirra 1967
Salvatore Monteforte 1974
Antonio Italiano 1970
Antonio Saldamarco 1975
Stefano Campagnano 1966
Salvatore Pellegrino 1969
Carcere: Salvatore Mezzarano, Oreste Salerno, Pasquale De Filippo, Michele Vinciguerra, Angelo Bruno, Felice Savastano, Gennaro Loffredo, Antonio De Domenico
Domiciliari: Pasquale Colucci, Gaetano Manganelli, Anna Rita Costanzo, Salvatore Piccolo, Giuseppe Conforti, Alessandro Biondi, Angelo Iadicicco, Vincenzo Lombardi, Francesco Vitale, Gabriele Pancaro, Fabio Ascione, Rosario Merola, Raffaele Piccolo, Andrea Pascarella, Giuliano Zullo, Giacomo Goluccio, Claudio De Siero, Clemente Mauro Candiello
Le misure
■ n. 8 misure cautelari applicative della custodia in carcere nei riguardi di un Ispettore Coordinatore del Reparto Nilo e n. 7 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;
■ n. 18 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari nei confronti del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano/Comandante del “Gruppo di Supporto agli interventi”, del Comandante Dirigente pro tempore della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della Commissaria Capo Responsabile del Reparto Nilo del medesimo istituto, di un sostituto commissario, di tre ispettori Coordinatori Sorveglianza Generale presso l’istituto e di n. 11 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, sempre in servizio presso la Casa Circondariale di S.M.C.V.;
■ n. 3 misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza nei riguardi di tre ispettori della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;
■ n. 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rispettivamente rivestito, per un periodo diversificato, tra i 5 ai 9 mesi, nei confronti della comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli, del Provveditore Regionale per la Campania, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nonché n. 21 +Assistenti/Agenti della polizia penitenziaria per la quasi totalità in servizio presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.