CASERTA. Da San Clemente al Sudamerica. Dal circoletto della frazione alla Terra di Pablo Escobar e dei cartelli. Potrebbero condurre proprio in Colombia le tracce di Luigi Belvedere , il 29enne casertano ricercato ormai da mesi dopo essere sfuggito al blitz sulla piazza di spaccio organizzata in un club sportivo tra Maddaloni e Caserta, frazione San Clemente.
Dall’udienza preliminare dell’altro giorno a carico di 14 indagati è emersa la possibilità che Belvedere sia fuggito addirittura in Colombia. Un dettaglio sul quale ovviamente sta lavorando anche la Dda che ormai da mesi dà la caccia al giovane referente dello spaccio casertano.
Belvedere peraltro potrebbe essere l’unico (insieme ad un altro indagato) ad essere processato con rito ordinario. Gli altri coinvolti hanno già chiesto il giudizio abbrevviato, che sarà formalizzato nell’udienza già fissata a fine mese.
Le indagini
Le attività investigative hanno permesso di ricostruire l’organigramma criminale costituito da un ramificato e aggressivo sodalizio dedito all’incessante compravendita di ingenti quantitativi di droga presso Caivano che venivano poi rivenduti al dettaglio a Caserta. Il gruppo si reggeva su una struttura fondata sull’affiliazione fra i soggetti membri, tutti giovani casertani e caivanesi, legati tra loro da rapporti di parentela e di amicizia, quattro dei quali risultano già attinti da precedenti provvedimenti restrittivi. In particolare si evidenzia la scaltrezza e la pericolosità sociale degli indagati, in gran parte incensurati all’epoca dei fatti, pienamente determinati a perseguire con pervicacia l’attività illecita attraverso l’adozione di tutte le cautele finalizzate a consentire al gruppo di continuare ad operare adattandosi al mutamento delle circostanze.
È stato altresì individuato un importante canale di approvvigionamento dello stupefacente che veniva acquistato a Caivano. La droga acquistata, principalmente cocaina, veniva trasportata in grossi quantitativi nel casertano a bordo di autovetture a noleggio sempre differenti. Nel capoluogo la cocaina, al fine di ricavare il maggior numero di dosi possibile ovvero di essere trasformata in crack, veniva lavorata in via Cittadella all’interno di un appartamento in affitto. Proprio all’interno di tale “raffineria artigianale” è stato rinvenuto materiale tecnico altamente professionale per la pesatura, il confezionamento e la trasformazione chimica, nonché un congegno telecomandato realizzato all’interno di un cassetto, occultato in una parete, utilizzato per nascondere tutto lo stupefacente destinato ad essere venduto al dettaglio sulla principale piazza di spaccio sita in via Caprio Maddaloni presso il circolo “Sport Club giovanile”, che attirava acquirenti da tutto l’hinterland.