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Doppio lutto per il liceo, addio a docente e storico segretario. Uno portato via dal Covid

 

MARCIANISE. Doppio lutto per il liceo Quercia e per la comunità di Marcianise. Si sono spenti a poche ore di distanza l’uno dall’altro Saverio Bernardi, ex docente di Scienze, e Antonio Di Fuccia, storico segretario; il primo si è arreso dopo una lunga battaglia contro la malattia, il secondo è stato piegato dal Covid.

 

Così li ricorda il sindaco Antonello Velardi: “Se ne vanno, in colpo solo, in un sabato terribile, due persone legate molto alla mia giovinezza. E’ finito il dottore Saverio Bernardi, biologo, figura notissima a Marcianise, mio professore di scienze e di chimica al liceo Quercia. E se ne è andato anche Antonio Di Fuccia, persona schiva quanto preparata, ancor giovane, figlio di Mimì, storico e primo segretario dello stesso liceo. Se n’è andato all’improvviso un mondo, una fetta indimenticabile ed irripetibile del mio mondo.
Antonio era tornato a vivere a Marcianise da qualche anno, dopo una lunga permanenza a Roma, dove aveva studiato alla Luiss e aveva lavorato. Viveva solo, nella casa di famiglia, ancora più vuota dopo la dipartita del papà e successivamente della mamma, sarta sopraffina. Viveva con il suo cane, non se ne staccava mai. Era riservato come la mamma, ma anche come il papà, un uomo di poche parole che aveva fatto tanto per far partire il liceo a Marcianise quando negli Anni Settanta aprì i battenti come succursale del Diaz di Caserta e poi cominciò a strutturarsi. Amico di tutti i ragazzi, parlava poco ma era molto rispettato da tutti noi.

 

Antonio si era ammalato qualche giorno fa di covid, era peggiorato con il passare del tempo. Non aveva nessuno, se non i suoi amici ai quali era molto legato ed erano l’unico collegamento con il mondo esterno. Ci avevano detto, gli amici, che stava male ma non pensavamo al repentino e tragico epilogo.

 

Saverio era ammalato da tempo, purtroppo. Il suo è stato un calvario, ancor più drammatico perché ha attraversato tutto il tempo della pandemia, nelle corsie degli ospedali dove era difficile anche solo accedere (e questo lo vorrei dire a chi ancora contesta certe restrizioni a pensa solo agli spritz). Sembrava fiducioso e tali erano i medici che lo avevano in cura. Ma non ce l’ha fatta.
Giovane laureato, prima ancora che cominciasse l’avventura di Biomedica, di cui divenne poi direttore, era venuto ad insegnare al liceo con un incarico a termine. Lo ricordo sempre disponibile, sempre cortese, infinitamente paziente. Sempre sorridente, in compagnia della sua nevrosi gentile e delle sue molte sigarette. Anche lui molto amico di noi studenti. Un’amicizia che passava attraverso una grande passione, il calcio, e un grande amore, il Napoli.

 

Mi ha molto colpito, nei nostri incontri e nelle nostre conversazioni in quest’anno drammatico, l’amore e la dedizione con cui era accudito e seguito dalla moglie e dai figli. Ma anche dal fratello Guido che, da oncologo, doveva dividersi tra il cuore e la ragione.
Un caro abbraccio e le più affettuose condoglianze ai familiari e agli amici di entrambi, a loro due una dolcissima carezza. Riposino in pace, come è giusto che sia. Ma è molto ingiusto il destino che ha incrociato le loro strade, in questo sabato che vorrei disperatamente cancellare.”