Mondragone. Venti anni di reclusione. Questa è la condanna inflitta al termine del processo per l’omicidio di Ferdinando Longobardi, il giovane di Mondragone assassinato il 4 settembre 2019 sotto la sua abitazione. Il pubblico ministero aveva invocato per l’unico imputato, il 33enne Luigi Ottavio Manzilli, la pena di 24 anni di reclusione, ma la Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere ha escluso l’aggravante del metodo mafioso.
Manzilli, difeso dagli avvocati Alfonso Quarto e Ferdinando Letizia, venne scovato dai carabinieri attraverso il pedinamento di uno dei familiari, dopo una settimana di ricerche: i militari individuarono il rifugio nel quale si era nascosto in un albergo ubicato tra i Comuni di Quarto e di Pozzuoli. Il delitto, maturato in un ambiente particolarmente intriso di criminalità e di legami con i sodalizi criminali locali, è l’epilogo di una serie di dissidi tra la vittima e il sospettato.
Fin da subito le indagini si orientarono sul mondo dello spaccio e sui legami con i clan locali. I Carabinieri, nell’immediatezza del fatto, hanno raccolto una serie di testimonianze, filmati e elementi investigativi che hanno ristretto il campo dei possibili sospettati in pochissimi individui, tutti residenti nell’area del litorale domizio. I successivi approfondimenti e le ulteriori escussioni testimoniali hanno poi indirizzato le ricerche nei confronti del 33enne che si diede alla fuga dopo il delitto.
Nella foto la vittima Ferdinando Longobardi