Maddaloni/Casagiove/Caivano. Non c’è solo la figura di Emilia D’Albenzio, della quale abbiamo già scritto ieri a proposito della liberazione, nella sentenza d’Appello di ieri relativa alla gang dello spaccio al Parco Verde che faceva capo a Pasquale Fucito detto “Shrek”.
Proprio il ras, conosciuto anche come “o’ Marziano”, amante delle auto di lusso e collezionista di cantanti neomelodici, è riuscito ad ottenere uno sconto di pena di 4 anni, passando dai 20 anni inflitti in primo grado in abbreviato ai 16 comminati ieri. In totale è stato comminato un secolo di reclusione nell’ambito del processo che ha coinvolto anche la moglie dell’ex brigadiere di Casagiove Lazzaro Cioffi, accusato di fornire informazioni in cambio di soldi ai narcos caivanesi e processato con altro rito. La D’Albenzio grazie all’assoluzione da un capo di accusa ha rimediato una condanna a 2 anni e quindi la sospensione della pena.
Secondo le indagini della Procura della Dda di Napoli, suo marito, Lazzaro Cioffi, ribattezzato “Marcolino” dalla gang, avrebbe informato esponenti del clan Ciccarelli di indagini riservate e su imminenti perquisizioni da farsi al ras del Parco Verde di Caivano Pasquale Fucito. I fatti contestati a Cioffi risalgono a quando il 57enne era in forza al nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna, ruolo che ha ricoperto fino al giorno dell’arresto scattato il 19 aprile del 2018. Secondo le indagini nel corso degli anni Cioffi avrebbe dato soffiate alle cosche e rivelato retroscena su blitz ed inchieste, inquinando dunque le indagini.
Un’altra contestazione mossa a Cioffi e alla moglie, in concorso con Fucito, riguarda la compravendita di un ristorante a Casagiove sulla Nazionale Appia: secondo l’accusa lo avrebbero acquistato a 60mila euro per poi rivenderlo per 120mila euro a Fucito. Su questo punto però la Corte di Appello ha escluso l’aggravante mafiosa contestando alla D’Albenzio solo l’intestazione fittizia semplice.
