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Fico cancella Terra di Lavoro: con zero assessori Caserta è ai margini della lotta Manfredi-De Luca

Caserta. La nascita della nuova Giunta regionale guidata da Roberto Fico apre ufficialmente una fase politica che, almeno nella sua prima fotografia, lascia Caserta ai margini del potere decisionale campano. Una marginalità che non nasce oggi, ma che con la composizione dell’esecutivo appena nominato diventa plastica e difficilmente contestabile. La provincia casertana appare ancora una volta schiacciata tra due poli forti: la Napoli del sindaco Manfredi, baricentro politico e istituzionale della Regione, e la Salerno che, pur archiviata l’era De Luca, continua a esercitare un peso storico e organizzativo consolidato.

Caserta paga l’assenza di un “peso massimo” capace di incidere nei momenti decisivi della costruzione degli equilibri. Benevento, numericamente più piccola, può contare su una figura come Clemente Mastella, capace di tradurre consenso territoriale in forza contrattuale. Caserta no. E questo vuoto si riflette puntualmente nella distribuzione delle deleghe e nella rappresentanza in Giunta.

Eppure i numeri non mancano. La provincia di Caserta ha eletto consiglieri regionali, ha contribuito alla vittoria della coalizione che sostiene Fico, ma il risultato politico è debole. Al netto delle figure di riferimento come Villano e Oliviero, che rappresentano eccezioni più che una regola, il territorio resta privo di una presenza strutturata e riconoscibile nei luoghi in cui si decidono strategie, risorse e priorità. Una condizione che rischia di tradursi in un deficit di attenzione su temi cruciali: infrastrutture, sviluppo industriale, sanità territoriale, bonifiche ambientali, turismo integrato.

La sensazione diffusa è che Caserta continui a essere considerata una provincia “di passaggio”, utile in fase elettorale ma priva di reale capacità di indirizzo politico. Una terra complessa, con problemi enormi ma anche con potenzialità straordinarie, che resta sospesa in una sorta di limbo istituzionale. Non abbastanza forte per imporsi, non abbastanza marginale da diventare un caso politico nazionale.

In questo quadro, la nuova Giunta Fico rappresenta un test importante. Il rischio è che la mancanza di una voce casertana forte all’interno dell’esecutivo regionale si traduca in un’ulteriore perdita di centralità, proprio in una fase in cui la Regione gestirà risorse decisive, a partire dai fondi europei e dalle politiche sanitarie, che il presidente ha scelto di tenere per sé.

La Giunta e l’assenza di Caserta

La composizione della nuova Giunta regionale rende ancora più evidente la marginalità della provincia di Caserta. Le deleghe strategiche sono state affidate a figure come Mario Casillo, nominato vicepresidente con competenze su Trasporti, Mobilità e Mare, Vincenzo Cuomo al Governo del territorio, Fulvio Bonavitacola allo Sviluppo economico e Vincenzo Maraio al Turismo e alla Promozione del territorio. Le politiche sociali e scolastiche sono state assegnate ad Andrea Morniroli, l’Ambiente a Claudia Pecoraro, il Lavoro ad Angelica Saggese, la Cultura a Ninni Cutaia, mentre Fiorella Zabatta guiderà un ampio pacchetto di deleghe che spaziano dalle Politiche giovanili alla Protezione civile. All’Agricoltura va Maria Carmela Serluca. Una squadra articolata e politicamente equilibrata, ma nella quale non emerge alcuna figura espressione diretta e riconoscibile del territorio casertano. A questo si aggiunge la scelta del presidente Roberto Fico di riservare a sé le deleghe più sensibili, dalla Sanità al Bilancio fino ai fondi nazionali ed europei. Una configurazione che, di fatto, lascia Caserta fuori dal perimetro delle decisioni strategiche e certifica una debolezza politica che la provincia rischia di pagare per l’intera legislatura.

 

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