
CASTEL VOLTURNO/MONDRAGONE. Quella smantellata nelle ultime ore dai carabinieri nel territorio di Pescopagano, sul litorale domizio, era una struttura criminale organizzata e radicata, paragonabile a una vera e propria enclave del traffico di droga. Al centro dell’indagine, condotta dai militari del Reparto Territoriale di Mondragone, c’era una famiglia di etnia rom che aveva trasformato un’area residenziale in un fortino impenetrabile, controllato e difeso con ogni mezzo.
A finire in carcere sono stati i fratelli Carlo, Vincenzo, Antonio e Ivan Carandente, ritenuti i vertici dell’organizzazione e responsabili della gestione operativa delle attività di spaccio. Secondo gli investigatori, i quattro coordinavano una rete capillare di cessioni di sostanze stupefacenti che comprendevano crack, cocaina, eroina e hashish, con centinaia di episodi documentati nel corso di circa due anni di indagini.
Agli arresti domiciliari sono state poste Sabrina Uliano, Roberta Sessa e Sonja Antic, rispettivamente mogli di tre dei fratelli Carandente, accusate di aver fornito supporto logistico e operativo all’organizzazione. Per Obasuyi Osazee e Akom Prince, entrambi extracomunitari, è stato invece disposto il divieto di dimora in provincia di Caserta, mentre una quinta sorella, Fabiana Carandente, risulta indagata a piede libero.
L’indagine ha ricostruito come il gruppo avesse acquistato villette a prezzi irrisori, trasformandole internamente con arredi di lusso e appropriandosi di fatto di una strada privata, sbarrata da un cancello per limitare l’accesso. Poco distante, in via della Robbia, era presente anche un esercizio commerciale aperto 24 ore su 24, utilizzato – secondo gli inquirenti – come punto di riferimento per incontri e scambi di droga, pur non essendo formalmente oggetto del provvedimento.
Particolarmente allarmante il profilo di pericolosità del sodalizio: gli indagati disponevano di armi da fuoco e monitoravano costantemente l’area per individuare eventuali attività investigative. In un episodio, una telecamera nascosta della polizia giudiziaria sarebbe stata distrutta a colpi di fucile. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato droga e un arsenale composto da una pistola Beretta 98FS con matricola abrasa e un fucile a pompa calibro 12, entrambi muniti di munizioni.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore Pierpaolo Bruni, affiancato dai procuratori aggiunti Carmine Renzulli e Graziella Arlomede, insieme ai vertici dell’Arma di Caserta e Mondragone. Un’operazione che ha messo fine a quello che gli investigatori hanno definito un vero e proprio “regno dello spaccio”.

