
Casapesenna. Una manovra all’apparenza ordinaria, una retromarcia come se ne compiono decine ogni giorno in un turno di lavoro qualunque. È bastato questo, però, a trasformare il sito di stoccaggio delle ecoballe – simbolo da anni dell’emergenza rifiuti in Campania – in teatro di una tragedia. Così ha perso la vita Nicola Garofalo, operaio di 63 anni, morto venerdì pomeriggio mentre era al lavoro.
Con il passare delle ore, però, attorno all’incidente si addensano interrogativi e perplessità. La Procura ha avviato accertamenti per fare piena luce sul rispetto delle norme di sicurezza e sull’organizzazione degli spazi all’interno dell’impianto che si occupa della movimentazione delle ecoballe provenienti dal sito di Taverna del Re, destinate allo smaltimento e al riciclo.
Gli inquirenti vogliono comprendere come sia stato possibile che il mezzo in manovra non abbia percepito la presenza di Garofalo, che in quel momento si trovava a piedi nell’area, in attesa dell’arrivo di altri colleghi. Al centro delle verifiche anche l’ampiezza dei viali interni e la gestione dei flussi dei mezzi pesanti. Le indagini sono state affidate agli agenti del Commissariato di Giugliano e ai tecnici dell’Ispettorato del Lavoro, chiamati a raccogliere testimonianze e a interrogare i responsabili della ditta appaltatrice e i lavoratori presenti al momento dell’incidente.
LA DINAMICA
L’operaio si trovava all’interno del maxisito di stoccaggio, dove da anni sono in corso le operazioni di rimozione dei rifiuti, quando è stato investito da un mezzo guidato da un collega durante una retromarcia. Tra le ipotesi al vaglio c’è quella di omicidio colposo, ma al momento gli investigatori mantengono il massimo riserbo. Resta da chiarire se all’origine dell’impatto vi sia stata una disattenzione, un problema tecnico del mezzo o una criticità legata alla posizione della vittima nell’area di lavoro.
Parallelamente, l’Ispettorato del Lavoro sta conducendo un filone autonomo di accertamenti: sotto la lente i contratti, le procedure di sicurezza adottate, l’organizzazione delle mansioni e la regolamentazione dei movimenti dei veicoli all’interno dell’impianto, collocato in una vasta area al confine tra le province di Napoli e Caserta, oggi segnata da discariche ed ecoballe, dove un tempo sorgevano coltivazioni e frutteti.
IL PROFILO
Originario di Casapesenna, Nicola Garofalo lascia la moglie Lina e due figli. Era un uomo profondamente legato alla famiglia, per la quale aveva sempre lavorato con impegno e serietà. In paese lo ricordano come una persona generosa, affidabile, capace di mettersi a disposizione degli altri. Dieci anni fa aveva cambiato occupazione, passando dal lavoro di meccanico di mezzi pesanti a quello di autista nel trasporto merci per grandi centri commerciali.
La notizia della sua morte ha colpito duramente la comunità. In molti si sono recati presso l’abitazione della famiglia per esprimere vicinanza e cordoglio. Numerosi anche i messaggi apparsi sui social, tra cui quello del fratello Guido. Accanto ai familiari si è stretta anche l’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Giustina Zagaria, che ha dichiarato:
«Con profondo dolore apprendo la notizia della scomparsa di Nicola Garofalo . Ancora una volta siamo di fronte a vittime sul lavoro, ancora una volta piangiamo i figli della nostra terra. Nicola sarà ricordato per la sua bontà».
Sgomento e incredulità emergono anche dalle parole pubblicate sulla pagina social Il bello di Casapesenna: «Ci sono notizie che sembrano sempre lontane, finché all’improvviso non bussano alla nostra porta. Oggi quella notizia ha il nome di Nicola Garofalo, lavoratore, cittadino perbene, uno di noi».

