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Sindaco paga scuola alla figlia coi soldi della presunta tangente

 

CASTEL VOLTURNO. Il cuore dell’indagine che coinvolge il sindaco Pasquale Marrandino ruota attorno a una sequenza di immagini precise, nitide e ritenute dagli investigatori “non suscettibili di interpretazioni alternative”. Sono i fotogrammi registrati dalla microspia installata nell’autovettura Jeep Renegade del sindaco, che immortalano — secondo gli atti — il momento in cui Marrandino conta e ripone 25 o 26 banconote da 20 euro, per un totale di 500/520 euro, prelevate da una scatola ricevuta giorni prima da Daniele De Caprio.

Il video del 12 marzo 2025 mostra il primo cittadino chinarsi sul sedile lato guida, aprire la scatola e verificare il contenuto. Subito dopo, Marrandino inserisce il denaro nella tasca interna del giaccone prima di scendere dall’auto. La microspia audio-video, posizionata in modo da riprendere in continuità i movimenti all’interno dell’abitacolo, documenta non solo i gesti ma anche il contesto: l’auto è parcheggiata nei pressi dell’asilo frequentato dalla figlia del sindaco. È in questo dettaglio che gli investigatori ritengono di individuare un ulteriore elemento probatorio: parte di quella somma sarebbe stata destinata al pagamento della retta scolastica.

Gli inquirenti rimandano a più video definendo “inequivocabile” la sequenza dei movimenti: la scatola è la stessa ricevuta l’8 marzo 2025 da De Caprio; è sempre conservata sotto il sedile; viene estratta, aperta e utilizzata da Marrandino sui giorni indicati, senza che vi sia traccia di manipolazioni esterne.

La ricostruzione è ulteriormente rafforzata dalle riprese serali del 13 marzo, in cui il sindaco, appena giunto presso la sua abitazione, recupera il contenitore dal sedile e tenta di celarlo nella giacca. Le immagini, pur con illuminazione scarsa, risultano — secondo gli atti — “coerenti con le operazioni di prelievo già osservate”.

Questo segmento rappresenta il fulcro dell’intero impianto accusatorio: la presunta dazione di denaro da parte di De Caprio trova, per gli investigatori, conferma diretta nei video, che diventano così la chiave interpretativa dell’intero rapporto tra i due. Tutta la restante attività d’indagine — intercettazioni, telefonate tecniche, rapporti sugli affidamenti diretti e incontri considerati “anomali” — si inserisce in questo quadro, considerato dagli investigatori il “momento centrale” nella valutazione del presunto patto corruttivo.

Ora, con la perquisizione dei dispositivi e l’estrazione dei dati, l’inchiesta è entrata nella fase in cui i riscontri digitali dovranno confermare o smentire ciò che la microspia sembra già aver mostrato.

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