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Transizione verdi, affari sporchi: le mani del clan sull’eolico

Casal di Principe. Il vento dell’energia pulita soffia anche sulle mire della criminalità organizzata. Secondo le rivelazioni fornite alla Direzione Distrettuale Antimafia da Nicola Schiavone, figlio del boss dei Casalesi Francesco ‘Sandokan’ Schiavone e oggi collaboratore di giustizia, il clan avrebbe mostrato un forte interesse nel settore delle energie rinnovabili, in particolare nell’installazione di parchi eolici.

Dalle dichiarazioni del pentito emergerebbe un quadro in cui la cosca avrebbe tentato di inserirsi non solo nei tradizionali traffici illeciti, ma anche in un comparto economico considerato strategico e in forte crescita. Schiavone avrebbe raccontato di aver compiuto diversi viaggi in Romania, presentati formalmente come viaggi d’affari per attività legate al gioco online illegale, ma che in realtà avrebbero avuto come obiettivo anche la trattativa con imprenditori e società straniere interessate allo sviluppo dell’eolico.

Il coinvolgimento in iniziative internazionali dimostrerebbe la capacità del clan di adattarsi e reinventarsi, puntando su settori che beneficiano di incentivi pubblici e della spinta verso la transizione energetica. Un segmento economico che, se non adeguatamente monitorato, rischia di trasformarsi in una nuova frontiera di riciclaggio e infiltrazione mafiosa.

Non si tratterebbe di un caso isolato. Anche la magistratura siciliana, nel corso delle indagini sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro (scomparso nel 2023), aveva evidenziato l’interesse di Cosa Nostra nella gestione di impianti eolici e fotovoltaici.

Un segnale che conferma come le mafie, oggi, non vivano solo di estorsioni e traffico di droga, ma puntino a inserirsi dove ci sono flussi finanziari rilevanti, appalti e nuove opportunità economiche legate all’energia del futuro.

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