
CASERTA. Ergastolo. È la pena invocata dalla Procura per Anna Lucia Cecere, l’insegnante originaria di Caserta ritenuta responsabile dell’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari, in provincia di Genova.
La pm Gabriella Dotto ha chiesto invece 4 anni di reclusione per lo stesso Soracco, imputato di favoreggiamento personale. Nella sua requisitoria, la pubblica accusa ha invocato per Cecere le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, sottolineando la sproporzione tra le cause scatenanti e la violenza dell’azione.
«Non va cercato un movente economico o sentimentale specifico – ha spiegato la pm –. L’origine di questo delitto è nell’invidia e nella frustrazione verso Nada Cella, percepita come più apprezzata e riconosciuta. Il raptus nasce da una perdita di autocontrollo che si trasforma in furia omicida».
Sulla crudeltà, la magistrata ha ricordato come l’aggravante consista nel “dolore aggiuntivo” inflitto volontariamente alla vittima: «Nada non muore subito, tenta di difendersi anche da terra. L’aggressore utilizza strumenti diversi, non si limita a colpirla con mani e piedi, ma usa un oggetto contundente – forse una pinzatrice – per aumentare la sofferenza. È la dimostrazione della volontà di infierire».
L’omicidio di Nada Cella, che all’epoca aveva solo 24 anni, è uno dei casi più discussi della cronaca italiana. Dopo anni di silenzio e archiviazioni, l’indagine è stata riaperta nel 2021 grazie alle nuove analisi e al lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce, portando all’attuale processo davanti alla Corte d’Assise di Genova, iniziato lo scorso febbraio.
La sentenza è attesa per dicembre.

