NAZIONALE – Dal 2026 l’Esame di Stato tornerà ufficialmente a chiamarsi “Maturità“, come prima della riforma Berlinguer del 1999. Con la conversione in legge del decreto voluto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, cambia non solo il nome, ma anche la struttura stessa dell’esame conclusivo del ciclo scolastico.
L’obiettivo dichiarato è quello di semplificare la prova, renderla più mirata e valorizzare la preparazione personale degli studenti. La novità più significativa riguarda l’orale. Dal 2026, la prova finale non verterà più su tutte le discipline studiate durante l’anno, ma su quattro materie principali, individuate ogni anno dal Ministero entro il 31 gennaio, insieme a quella scelta per la seconda prova scritta.
Secondo il ministro Valditara, questa modifica permetterà di approfondire i temi centrali del percorso formativo di ogni indirizzo, riducendo la dispersione e la tensione degli studenti. Tuttavia, i voti delle altre materie continueranno a pesare nel calcolo del voto finale, per evitare che vengano trascurate.
La riforma introduce un sistema di valutazione più rigido: i crediti aggiuntivi che le commissioni possono attribuire per integrare il voto finale passano da 5 a 3, rendendo più difficile ottenere la lode o punteggi molto alti. Diminuisce anche il numero dei commissari: da sette a cinque, con due interni, due esterni e un presidente.
Dopo i casi del 2024, in cui alcuni studenti si erano rifiutati di parlare all’orale confidando nei voti già ottenuti, la nuova legge stabilisce esplicitamente che non è possibile scegliere di non svolgere una prova. Chi si presenta e resta in silenzio sarà automaticamente bocciato, anche se i crediti lo avrebbero promosso.
Per il ministro Valditara, si tratta di una svolta importante verso una scuola “che mette al centro la persona dello studente e ne accompagna la crescita con serietà e competenza”.
Un click e sei sempre informato! Iscriviti al nostro canale WhatsApp per ricevere le news più importanti. Premi qui ed entra!
