CASAPESENNA/SAN CIPRIANO D’AVERSA. Nuovo capitolo nel processo sugli intrecci tra imprese e camorra nell’agro aversano. Davanti al collegio presieduto dal giudice Sergio Enea, con a latere Giuseppe Zullo e Norma Cardullo, ha deposto il collaboratore di giustizia Generoso Restina, ex vivandiere del boss Michele Zagaria.
Il pentito ha riferito di presunti rapporti tra l’imprenditore Tullio Iorio e il clan dei Casalesi, sostenendo che “gli Iorio chiedevano il nulla osta a Zagaria in cambio di una percentuale”, circostanza che sarebbe avvenuta tramite alcuni intermediari legati al gruppo criminale.
Restina ha collocato i fatti nel periodo dei lavori per l’interramento delle condutture del gas tra il 2006 e il 2007, durante i quali la ditta Iorio avrebbe fornito calcestruzzo per i cantieri.
Nel corso dell’udienza è intervenuto anche Tullio Iorio, che ha respinto con decisione ogni accusa dichiarando di non conoscere il collaboratore e di non aver mai avuto legami con ambienti criminali: “Ho sempre schifato i camorristi”.
Il procedimento vede imputati anche Raffaele Pezzella, Vincenzo Ferri e Giovanni Cacciapuoti, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. L’inchiesta, coordinata dal pm Maurizio Giordano della DDA di Napoli, si inserisce nel filone aperto dall’operazione Medea sugli appalti gestiti dal clan dei Casalesi.
La prossima udienza, prevista per novembre, prevede l’escussione di un altro collaboratore di giustizia, Giuseppe Misso.
A difendere gli imputati gli avvocati Giuseppe Stellato, Ferdinando Letizia, Alfonso Quarto, Claudio Sgambato e Domenico Cesaro.
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