
Santa Maria Capua Vetere. Sono tre i sanitari finiti nel registro degli indagati dopo la morte di Sylla Mamadou Khadialy, il 35enne senegalese deceduto poche ore dopo essere stato condotto nel penitenziario “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere. Due dei medici prestavano servizio all’interno del carcere, il terzo è un operatore del 118. Per tutti l’ipotesi contestata dalla Procura è quella di omicidio colposo.
L’inchiesta, affidata al pubblico ministero Alessandra Pinto, punta a fare luce sulle cause del decesso. È stata disposta l’autopsia, che sarà eseguita nelle prossime ore presso l’Istituto di Medicina Legale dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano, con l’obiettivo di chiarire se i trattamenti sanitari ricevuti dal 35enne possano avere avuto un ruolo determinante nella tragedia.
LA VICENDA
La storia ha inizio il 25 settembre, quando Khadialy, in evidente stato di agitazione, ha aggredito un conoscente alla stazione ferroviaria di Caserta e tentato di colpire anche una donna. L’intervento della Polizia Ferroviaria ha innescato un’ulteriore colluttazione: tre agenti sono rimasti feriti, uno dei quali con frattura del setto nasale.
Bloccatolo, gli uomini delle forze dell’ordine lo hanno accompagnato al pronto soccorso di Caserta. Lì gli sono stati somministrati farmaci sedativi e sottoposti alcuni accertamenti clinici. Dimesso poche ore dopo, è stato portato in Questura; ma anche in quel frangente è stato necessario richiedere l’intervento del 118, che potrebbe avergli somministrato ulteriori medicinali. Poco dopo il trasferimento in carcere, la mattina del 26 settembre, Sylla è stato trovato senza vita.
LE REAZIONI
La vicenda ha acceso il dibattito pubblico. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, accompagnato dal deputato casertano della Lega Giampiero Zinzi e dal questore Andrea Grassi, ha fatto visita agli agenti feriti. “Ho voluto portare personalmente la mia vicinanza e quella di tutta la Lega, esprimendo gratitudine per il coraggio e il senso del dovere che hanno dimostrato” ha dichiarato, sottolineando che non bisogna “criminalizzare e delegittimare la Polizia, perché ciò indebolisce il sistema democratico del Paese”.
Un messaggio che fa da contraltare alle manifestazioni organizzate da associazioni e cittadini. Il Centro sociale Ex Canapificio, che in passato aveva accolto Sylla all’interno di un progetto Sprar, ha guidato una marcia in città alla quale hanno partecipato centinaia di persone. Tra i presenti anche Mamadou Kouassi Pli Adama, attivista e ispiratore del film di Matteo Garrone Io Capitano: “Vogliamo capire cosa sia successo a Sylla – ha affermato – e soprattutto perché sia morto all’interno di strutture pubbliche. Le nostre richieste sono legittime”.
Sylla, conosciuto in città anche per la partecipazione al progetto “Piedibus”, accompagnava quotidianamente i bambini a scuola. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato sgomenta la comunità.

