
Casal di Principe. È stato definitivamente confermato il proscioglimento per Nicola Schiavone, conosciuto come “Munaciello”, i suoi familiari e i presunti prestanome coinvolti nell’indagine sul presunto riciclaggio dei capitali. La Sesta Sezione penale della Corte d’Appello ha infatti rigettato il ricorso presentato dalla Direzione distrettuale antimafia, rendendo valida la decisione presa in precedenza dal gup Comella del tribunale di Napoli.
Il procedimento giudiziario aveva riguardato Schiavone, sua moglie Teresa Maisto, i figli, oltre a Vittorio Scaringia e sua madre Anna Maria Zorengo, indicati dagli inquirenti come intestatari fittizi dei beni. Secondo l’ipotesi accusatoria, le somme riconducibili al figlio di Francesco Schiavone sarebbero state fatte transitare su conti e intestazioni di comodo con l’obiettivo di “ripulirle”.
L’indagine era nata come filone parallelo a quella più ampia sulla presunta corruzione in appalti della Rete Ferroviaria Italiana, contestata come condotta volta ad agevolare il clan dei Casalesi. Da quelle verifiche, la Dda aveva ipotizzato un ulteriore schema finanziario basato sull’intestazione di beni a familiari o terzi. Tuttavia, già in sede di Riesame, nel 2022, erano stati annullati i sequestri disposti, segnale di una tesi accusatoria considerata debole.
Nel giugno 2023 la procura antimafia aveva comunque chiesto il rinvio a giudizio, ma il gup aveva ritenuto non sufficientemente provata l’origine illecita delle risorse impiegate e aveva prosciolto gli imputati. Un pronunciamento che la Dda aveva deciso di contestare, ma l’appello non ha avuto l’esito sperato. La Corte d’Appello ha infatti ribadito che non vi erano elementi concreti a sostegno dell’accusa e, accogliendo anche le eccezioni sollevate dai difensori, ha respinto integralmente il ricorso.
Gli avvocati Umberto Del Basso De Caro, Mario Griffo, Caterina Greco ed Elia Rosciano hanno sostenuto, tra gli altri punti, che l’appello della Dda fosse generico e non puntuale rispetto alle motivazioni del gup. Una linea difensiva che ha convinto i giudici.
Nei prossimi giorni si attende il deposito delle motivazioni della decisione della Corte d’Appello, che metteranno nero su bianco le ragioni di un verdetto destinato a chiudere, almeno per ora, la vicenda sui cosiddetti “soldi di Schiavone”.

