
Caivano. La camorra del Parco Verde continua a dimostrare una straordinaria capacità di resistenza e riorganizzazione. L’ultima inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna ha confermato come il clan guidato da Antonio Ciccarelli, conosciuto come “Tonino ’a munnezza”, abbia mantenuto per oltre un decennio una struttura solida e operativa, nonostante il boss fosse detenuto.
Secondo quanto emerso, Ciccarelli avrebbe diretto dall’interno del carcere le attività principali del gruppo criminale: gestione della cassa comune, definizione delle alleanze, controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni. Un ruolo da vero e proprio “manager” del crimine che ha permesso al clan di restare protagonista nella zona del Parco Verde di Caivano.
L’operazione, guidata dal maggiore Andrea Coratza, ha portato all’emissione e all’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti. Oltre a Ciccarelli, già detenuto, sono coinvolti il fratello Giovanni, detto “’a caciotta”, il nipote Ciro, Ciro Di Pierno, noto come “’o bit”, e Gennaro De Marco. Mentre i primi tre erano già dietro le sbarre, De Marco ha ricevuto il provvedimento ai domiciliari e Di Pierno è stato arrestato nella propria abitazione.
Determinanti per ricostruire l’intera rete del clan sono state le dichiarazioni di ben 17 collaboratori di giustizia, che hanno coperto un arco temporale dal 2012 al 2024. Le testimonianze, unite a intercettazioni e riscontri sul campo, hanno consentito agli investigatori di ricomporre la mappa degli affari illeciti, confermando come il Parco Verde fosse diventato una delle più grandi piazze di spaccio della regione.
Dalle indagini è emerso anche lo scontro con altre figure criminali, in particolare con Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”. Ciccarelli, pur detenuto, sarebbe riuscito a ridimensionarne il potere, relegandolo al solo territorio di Caivano. Qui, prima dell’arresto, ogni attività – persino i venditori ambulanti – era sottoposta al pagamento del pizzo.
Infine, le carte giudiziarie raccontano di tentativi di condizionare collaboratori di giustizia attraverso promesse economiche, fino a 10mila euro al mese, per indurli a ritrattare accuse pesanti legate a omicidi di camorra. Un ulteriore segnale della capacità del clan di muovere leve economiche anche nei momenti di maggiore pressione investigativa.
L’operazione rappresenta dunque un passo importante nel contrasto alla criminalità organizzata del Parco Verde, ma al tempo stesso evidenzia quanto sia radicata e difficile da estirpare la struttura criminale costruita intorno al nome Ciccarelli.

