Uniti per la storia e il decoro di Caserta (di Nando Silvestri)….
I galoppatoi di viale Carlo III di Borbone, simboli regali della storica simbiosi fra le città di Napoli e Caserta nel diciottesimo secolo, si sono tramutati da tempo immemore in pattumiere a cielo aperto e ricettacoli di spaccio e prostituzione.
Il predetto squallore, in linea con quello afferente alle aree cittadine più periferiche come quelle comprese fra l’ ospedale civile e la Scuola di Polizia ridotte a sudice gruviere in bella vista, risulta il peggiore biglietto da visita da consegnare a turisti, automobilisti e pendolari.
A tal proposito è difficile convincersi, a parere di chi scrive, che non esista una continuità fra le scorse tragiche amministrazioni e quella dei tre commissari prefettizi attuali, tenuto conto che non emergono premure di sorta e iniziative fattive atte a scongiurare la pessima presentazione che la città offre suo malgrado a quanti la raggiungono passando per la Reggia Vanvitelliana.
A dire poco lodevole lo sforzo tenace del dottor Matteo Palmisani, agronomo e delegato Lipu di Caserta, volto a sensibilizzare cittadinanza e Istituzioni e a ripulire con l’ausilio di volontari i predetti siti legati, peraltro, anche alla resa di Caserta alla fine del Secondo Conflitto Mondiale.
Una moltitudine di rifiuti di ogni tipo sono stati rimossi mercoledi 17 settembre alle ore 18,00 da volontari ed esponenti del terzo settore accorsi nei predetti galoppatoi per essere depositati simbolicamente in prossimità del cartello recante il messaggio di benvenuto in città. Si tratta dell’ ennesimo messaggio di protesta teso alla costituzione di un tavolo permanente sugli storici siti succitati e alle attigue “casermette” condiviso con LIPU, La Barca di Teseo e VivAmo Caserta. Se il silenzio amministrativo diventa un’ oscura formula di ammissione di indifferenza, tanto vale romperlo.
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