
Succivo. Il sogno di un nuovo centro sportivo per il Napoli prende forma a Succivo, ma la strada da percorrere è tutt’altro che in discesa. La località, ricca di storia e immersa in un contesto paesaggistico vincolato, è al centro delle valutazioni della società di Aurelio De Laurentiis, intenzionata a realizzare una vera e propria “Casa del Napoli” su un’area di circa 240mila metri quadrati.
A rendere l’operazione delicata è la presenza di un vincolo paesaggistico che interessa parte del terreno, situato accanto al Casale di Teverolaccio, imponente struttura nobiliare costruita tra il XVI e il XVII secolo. Questo complesso, protetto dal Ministero della Cultura dal 1993, è circondato da un’ampia fascia agricola sottoposta a tutela paesaggistica dal 2007. Secondo le norme in vigore, non è consentito edificare entro 100 metri dalla torre aragonese, le nuove costruzioni non possono superare i 4,5 metri d’altezza e qualsiasi intervento richiede l’autorizzazione preventiva della Soprintendenza.
L’area individuata dalla dirigenza azzurra si trova a ridosso del casale e, secondo fonti locali, in passato era di proprietà della famiglia Damiano. Oggi sarebbe nelle mani di imprenditori privati con cui De Laurentiis ha già sottoscritto un’opzione di acquisto. Il progetto, stando alle prime indiscrezioni, prevede 12 campi da gioco, foresteria, uffici e uno stadio dedicato alla formazione Primavera.
Il sindaco di Succivo, Salvatore Papa, mantiene un approccio prudente nelle dichiarazioni raccolte da Repubblica: «Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun atto ufficiale o richiesta formale dal Napoli. Quando ci saranno documenti concreti, faremo la nostra parte. Se l’interesse del club sarà confermato, non potremo che esserne lieti».
Dal punto di vista urbanistico, l’area è attualmente classificata come agricola. Per costruire, sarà necessario avviare una variante al Piano Urbanistico Comunale e convocare una conferenza di servizi con Comune, Regione e Soprintendenza. Un iter che potrebbe richiedere mesi, se non anni.
L’iniziativa, se approvata, porterebbe benefici economici e d’immagine al territorio, ma la sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra sviluppo e salvaguardia del patrimonio storico-paesaggistico. Le tempistiche ipotizzate parlano di una possibile formalizzazione dell’acquisto tra fine 2025 e inizio 2026, con l’obiettivo di posare la “prima pietra” subito dopo.

