
L’aggiornamento
Tra i tre destinatari delle misure cautelari eseguite dal Nucleo Investigativo di Caserta figura Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, storico boss del clan dei Casalesi attualmente detenuto al regime di 41 bis. Secondo l’accusa, Antonio Schiavone avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione di beni riconducibili al fratello, ma intestati fittiziamente a terze persone, con l’obiettivo di garantirne la rendita economica nonostante la detenzione. In particolare, gli investigatori ritengono che abbia curato l’affitto di un ampio terreno con fabbricato rurale del valore di circa 500mila euro, acquisito in passato dal boss e formalmente rimasto a nome di prestanome. Le operazioni contestate rientrerebbero in un più ampio schema di riciclaggio e autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso, finalizzato a ostacolare la tracciabilità dei beni di provenienza illecita e a sostenere economicamente la famiglia Schiavone.
Il primo lancio
Casal di Principe. Nel corso della mattinata odierna, nella province di Caserta e Napoli, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, hanno dato esecuzione un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 3 persone (una in carcere e due agli arresti domiciliari), ritenute gravemente indiziate di concorso in riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine, condotta dal citato Reparto, dal 2024 al 2025, attraverso attività tecniche, accertamenti patrimoniali, analisi e studio di numerosi colloqui in carcere di detenuti ristretti al regime speciale di cui all’art. 41 bis dell’O.P., nonchè riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di accertare che gli indagati – tra cui il fratello di un noto esponente di spicco del clan dei Casalesi, avrebbero impiegato, sostituito e trasferito denaro o altre utilità provenienti dai delitti commessi dalla consorteria criminale, attraverso una serie di operazioni concretamente idonee a ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
E’ stato quindi svelato che un esponente di vertice del clan dei casalesi, destinatario di numerosi provvedimenti giudiziari nonché di confisca di beni, prima della sua cattura, avrebbe acquistato la piena proprietà di un vasto appezzamento di terreno con annesso fabbricato rurale, lasciandolo fittiziamente intestato al venditore e, alla sua morte, al figlio che lo avrebbe locato ad una terza persona. Il fratello, in conclusione, avrebbe gestito i beni intestati fittiziamente a terze persone per continuare a garantire una rendita per il sostentamento del fratello detenuto e dei suoi familiari.
Il citato terreno ed il fabbricato rurale – il cui valore è stimato in € 500.000,00 – verranno sottoposti a sequestro preventivo. I provvedimenti eseguiti sono misure disposte in sede di indagini preliminari, avverso le quali sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

