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Tredicenne diventa amante di un muratore 36enne: lui becca una maxi condanna

CASERTA. Con una pena di tre anni e mezzo di reclusione si è concluso il procedimento giudiziario nei confronti di un muratore di 36 anni, originario della provincia di Caserta, accusato di avere intrattenuto una relazione sentimentale con una studentessa tredicenne residente nel comprensorio cervese.

Il giudice dell’udienza preliminare Federica Lipovscek ha dichiarato l’imputato colpevole del reato di atti sessuali con minorenne, fissando inoltre un risarcimento provvisionale di 10.000 euro a favore della giovane, rappresentata dall’avvocato Mattea Mandara, costituitasi parte civile nel processo.

La vicenda era venuta alla luce casualmente l’estate scorsa, a seguito dell’intervento dei carabinieri, allertati da un barista che aveva sentito una discussione provenire da un’automobile parcheggiata in un’area agricola lungo la costa ravennate.

Al loro arrivo, i militari avevano trovato all’interno dell’auto un uomo e una ragazzina seduti insieme. Sebbene non fossero presenti segni di litigio o effusioni, la situazione aveva destato sospetto. Alla richiesta di spiegazioni, il 36enne aveva dichiarato di essere cugino della ragazza.

Il caso ha voluto che, poco dopo, transitasse proprio la madre della tredicenne. Vedendo la figlia in compagnia di uno sconosciuto davanti ai carabinieri, la donna si era fermata per chiedere chiarimenti. L’uomo aveva negato qualsiasi rapporto di parentela e la ragazza era stata riaffidata alla famiglia.

A casa, sotto pressione della madre, la giovane aveva ammesso di avere da mesi una relazione con l’uomo, più grande di lei. Secondo quanto emerso nelle indagini coordinate dal pm Lucrezia Ciriello, il muratore avrebbe iniziato a corteggiare la ragazza chiedendole il numero di telefono dalla finestra del suo alloggio per motivi di lavoro. Tra i due ci sarebbero stati numerosi incontri e scambi di messaggi, alcuni contenenti riferimenti espliciti di natura sessuale, oggi documentati negli atti.

Dopo l’intervento dei carabinieri, l’uomo avrebbe tentato di persuadere la ragazza a non raccontare nulla, assumendo ruoli fittizi come ex militare, marito di una donna disabile o fratello di una poliziotta, probabilmente per influenzarne il racconto. La giovane, però, dopo aver compreso la gravità della situazione, ha deciso di interrompere ogni contatto. Nonostante le iniziali reticenze della figlia, la madre ha infine denunciato l’accaduto in caserma.

Durante il processo, l’imputato, ha sempre negato ogni rapporto di natura sessuale con la ragazza, sostenendo che tra loro ci fosse solo un’amicizia. Questa versione è però risultata infondata alla luce delle prove raccolte dai carabinieri della stazione di Cervia e della relazione stilata da una psicoterapeuta nominata dalla Procura, che ha seguito la vittima.

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