CASAL DI PRINCIPE. Il Tribunale del Riesame ha parzialmente accolto l’istanza presentata dal difensore di Pasquale Corvino, modificando la misura cautelare che fino ad oggi prevedeva la detenzione in carcere.
Corvino era stato arrestato il 16 luglio scorso insieme a Ivanhoe Schiavone, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Le accuse a loro carico sono di riciclaggio ed estorsione, entrambe aggravate dal contesto mafioso.
Secondo l’impianto accusatorio, Corvino avrebbe ricoperto il ruolo di intestatario fittizio di 13 ettari di terreno, formalmente ereditati insieme ai fratelli – non coinvolti nell’indagine – dal padre Romolo. Gli inquirenti, però, ritengono che quei terreni fossero in realtà riconducibili a Francesco Schiavone, noto come Sandokan, storico boss del clan dei Casalesi.
Le indagini
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, avrebbero ricostruito anche i passaggi finanziari successivi: parte del denaro ottenuto dalla vendita dei terreni sarebbe stata consegnata da Corvino a Ivanhoe Schiavone, ritenuto a sua volta figura di spicco nell’ambito dell’organizzazione.
Per Ivanhoe Schiavone, invece, la decisione del Riesame è stata opposta: i giudici hanno confermato la custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti le esigenze cautelari e gli indizi di colpevolezza già evidenziati dal giudice per le indagini preliminari.
La vicenda si inserisce in un più ampio filone investigativo volto a colpire i beni e le operazioni economiche riconducibili alle famiglie storiche della camorra casalese, con particolare attenzione ai passaggi di proprietà sospetti e all’uso di prestanome per schermare i reali titolari.
Il procedimento penale prosegue ora con ulteriori accertamenti, mentre per Corvino la modifica della misura cautelare segna un primo, parziale cambio di scenario giudiziario.
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