
MARCIANISE. Si sono presentati per lavorare, ma hanno trovato i cancelli sbarrati. Alla Jabil scatta l’intervento di Polizia e Guardia di Finanza dopo la denuncia degli operai: il caso rischia di esplodere a livello nazionale.
È successo lunedì scorso presso lo stabilimento Jabil, dove circa 60 lavoratori si sono ritrovati all’ingresso senza poter accedere ai reparti. Una “sospensione dell’attività” comunicata via email dall’azienda, senza alcun confronto sindacale, ha impedito agli operai di prendere servizio nonostante una regolare convocazione interna, in linea con quanto previsto dal contratto nazionale.
A raccontare l’accaduto è Michele Madonna, operaio della Jabil, che sui social ha pubblicato un resoconto dettagliato sui social. «È stato un gesto grave – spiega – un atto unilaterale che viola le regole del CCNL Metalmeccanico. Nessun accordo era stato firmato, eppure ci siamo trovati chiusi fuori».
I lavoratori hanno quindi contattato la Polizia di Stato, che è intervenuta documentando la situazione. Gli agenti hanno verbalizzato quanto riscontrato, raccogliendo le dichiarazioni dei presenti.
Poco dopo, un gruppo di operai si è recato anche presso la sede della Guardia di Finanza, dove ha depositato un esposto ufficiale per denunciare l’irregolarità e chiedere verifiche più approfondite, anche di tipo fiscale e contributivo.
Secondo Madonna, l’episodio è l’ennesimo capitolo di una gestione aziendale che da mesi genera tensioni. «Questa volta – dice – abbiamo scelto la via della legalità. È una battaglia di dignità. Non ci faremo intimidire».
Nelle ore successive, l’azienda avrebbe cercato di ridimensionare la portata della vicenda, ma la mobilitazione dei lavoratori ha ormai acceso i riflettori sullo stabilimento. La chiusura unilaterale della fabbrica, senza una procedura formale, potrebbe ora finire sotto la lente degli organi ispettivi e degli uffici del lavoro.
Quello che accade alla Jabil, storica realtà industriale della zona, rischia di diventare il simbolo di un disagio più profondo, in cui a pagare sono sempre gli operai.

