SAN MARCO EVANGELISTA/MADDALONI. Si fanno sempre più dettagliate le indagini relative all’uccisione di Stefano Margarita, il giovane di 26 anni originario di Secondigliano, colpito mortalmente in viale Libertà, nel territorio di San Nicola la Strada. I Carabinieri della locale stazione stanno concentrando l’attenzione sull’analisi dei dispositivi mobili dei soggetti coinvolti, alla ricerca di elementi utili a chiarire l’intera dinamica.
Nel mirino degli investigatori ci sarebbe anche una terza figura proveniente da Secondigliano che, secondo le prime ricostruzioni, lunedì – giorno del delitto – non avrebbe raggiunto San Marco Evangelista assieme agli altri del gruppo. Una presenza-assenza che ora potrebbe rivelarsi decisiva per comprendere l’intero contesto.
Un momento chiave dell’inchiesta riguarda una telefonata effettuata pochi istanti dopo lo scontro che ha provocato la morte di Margarita. Dall’altra parte della linea, una voce avrebbe chiesto ad Antonio Carozza: “Ma che hai fatto? Chi mi hai mandato?”. Pare che Carozza, all’epoca della chiamata, non fosse ancora consapevole dell’esito fatale della rissa.
Parallelamente, le forze dell’ordine sono a caccia di una vettura bianca: alcuni testimoni oculari hanno raccontato che proprio quell’auto avrebbe soccorso il 26enne, colpito al petto, trasportandolo in ospedale. Nella stessa occasione, è emerso che il gruppo giunto da Secondigliano si sarebbe spostato anche a bordo di una Fiat Panda di colore nero.
Una svolta importante nelle indagini è arrivata con le ammissioni fatte da Michele Carozza, 57 anni, e dal figlio Antonio, 31, entrambi residenti a San Marco Evangelista. Durante gli interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari, padre e figlio hanno confermato il loro coinvolgimento nel delitto, assumendosi le rispettive responsabilità.
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