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L’imprenditore si arrende al mago-vicesindaco: “Dimmi quanto e ti pago, è così ovunque”

SORRENTO/SANTA MARIA A VICO.  Un imprenditore pensò di farla finita pur di sfuggire a un sistema che definiva “una trappola senza uscita”. Lo ha rivelato il procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, a margine dell’inchiesta che ha scoperchiato il cosiddetto “sistema Sorrento”: una rete di tangenti, appalti truccati e pressioni psicologiche talmente pesanti da spingere chi voleva lavorare onestamente a pensare al suicidio.

L’indagine ha portato all’arresto di 16 persone, tra cui un protagonista fuori dal comune: Raffaele Guida, noto alle tv locali come “Lello il sensitivo”. Figura carismatica e inquietante, Guida non era solo un cartomante, ma – secondo gli inquirenti – il vero burattinaio dell’amministrazione sorrentino. Amico intimo dell’ex sindaco Massimo Coppola, era lui a indirizzare gare, favorire imprenditori “amici” e stabilire le percentuali delle tangenti.

Guida si muoveva tra Sorrento e Santa Maria a Vico come un “vicesindaco parallelo”, non eletto ma investito – come dichiarava lui stesso – da un’autorità “astrale”. Nella sua villa i finanzieri hanno trovato 167mila euro in contanti nascosti nel tavolo da biliardo, probabile frutto delle “provvigioni” richieste per appalti pubblici finanziati anche con fondi europei (Fesr) e Pnrr.

Lello non faceva mistero del suo potere: si faceva chiamare “fratello” da Coppola, riceveva richieste di contanti direttamente dall’ex primo cittadino, e parlava solo con telefoni intestati a nomi fittizi. Il suo ruolo non era folkloristico, ma strategico: organizzava gli incontri, dettava le regole del gioco, gestiva i contatti con le imprese. In pratica, era l’intermediario spirituale e operativo di un’amministrazione corrotta.

Tra le opere sotto indagine ci sono il restyling dello stadio, le nuove sedute del teatro Tasso, l’organizzazione del Natale sorrentino e persino le iniziative per promuovere il brand turistico della città. Tutto aveva un prezzo, calcolato tra il 7% e il 10% dell’appalto. “Dimmi quanto e ti pago, tanto è così ovunque”, diceva un imprenditore intercettato.

La Procura parla di un sistema chiuso, impermeabile, dove “chi non accettava le regole veniva escluso”. E chi accettava, entrava in un giro da cui “non si esce più”.

Al centro c’era anche la misteriosa “Fenice”, un’associazione ideata – secondo gli investigatori – dal commercialista Vincenzo Sorrentino, consigliere comunale e fiduciario di Coppola. Dietro la facciata della promozione culturale, gestiva appalti e finanziamenti, con una carta di credito usata per acquistare beni di lusso e pagare le vacanze di Coppola e del suo “fratello astrale”.

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