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Ucciso nella cucina del ristorante, la decisione per il killer

CAPUA. La dodicesima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di Hawlader Pranto, 21 anni, originario del Bangladesh e residente a Santa Maria Capua Vetere, ritenuto responsabile dell’omicidio del minorenne Alagie Sabally. Il fatto è avvenuto lo scorso 15 giugno all’interno delle cucine della Masseria Adinolfi, a Sant’Angelo in Formis.

Il giudice ha respinto la richiesta di revoca della misura avanzata dall’avvocato difensore Paolo Di Furia, ritenendo valide le motivazioni del provvedimento iniziale emesso dal gip Daniela Vecchiarelli del Tribunale sammaritano.

La lite

Le indagini, coordinate dai pm Gionata Fiore e Mariangela Condello, sono state condotte dai carabinieri della stazione di Capua con il supporto del Nucleo Investigativo provinciale. Secondo quanto ricostruito, il giovane Sabally, ospite della comunità “Cassiopea” e impiegato come aiuto cuoco nella Masseria, conosceva l’indagato da tempo, avendo condiviso con lui un precedente percorso di accoglienza.

Il conflitto tra i due sarebbe nato per futili motivi legati alla disposizione di alcuni dolci da infornare. Dalle parole si è passati rapidamente alle mani, fino a una colluttazione violenta interrotta dall’intervento della figlia del titolare del ristorante e della madre della ragazza. Secondo la testimonianza fornita dalla giovane, Pranto avrebbe impugnato un paio di forbici trovate in cucina durante il parapiglia.

Successivamente, mentre i due ragazzi venivano separati, la ragazza si è accorta di una ferita al braccio e ha visto Pranto perdere i sensi vicino al lavaggio. Il 17enne, invece, è crollato vicino all’ingresso, ferito gravemente. La giovane ha riferito agli inquirenti che Sabally tentava di rialzarsi ma perdeva sangue copiosamente. Tuttavia, ha precisato di non aver assistito direttamente all’atto violento né al momento in cui le forbici sarebbero state usate.

La versione non convince

Nel corso degli interrogatori, l’indagato ha offerto una versione differente da quella fornita inizialmente, sostenendo di aver afferrato le forbici solo per difendersi: “Sabally mi ha afferrato al collo e mi colpiva al fianco. Ho preso paura. A un certo punto ha impugnato lui le forbici e ha iniziato ad attaccarmi, ferendosi da solo nella confusione.”

Una ricostruzione che non ha convinto né il gip né i giudici del Riesame. Secondo quanto scritto nel provvedimento, le dichiarazioni del giovane bengalese sono apparse “ampiamente inattendibili” e “in contrasto palese con le risultanze investigative e medico-legali”.

La custodia cautelare resta dunque confermata. Le indagini proseguono per chiarire ogni dettaglio della tragedia che ha sconvolto la comunità.

 

 

 

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